mercoledì 1 dicembre 2010

Omelia di Benedetto XVI per l'inizio dell'Avvento


Alle 18:00 nella Basilica di San Pietro in Vaticano, papa Benedetto XVI ha celebrato i Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento, con cui ha inizio un nuovo anno liturgico.
Nell'omelia il papa si è soffermato innanzitutto sul mistero dell'Avvento, del Dio che si fa uno di noi; mentre i nostri cuori si orientano alla nascita di Cristo, la liturgia ci mostra l'arrivo ultimo della nostra storia, che è la Venuta Ultima di Dio fra noi, come anche ricordiamo in tutte le Sante Messe: "Nell'attesa della Tua venuta".
Ha poi spostato l'attenzione sull'altro evento che, quest'oggi, ha preceduto i Vespri: la Veglia per la vita nascente. Dio che si è fatto bambino ha salvato la vita umana totalmente, in pienezza; l'Incarnazione ci rivela con intensa luce e in modo sorprendente che la vita umana ha una dignità altissima, incomparabile, al di sopra di tutti gli altri esseri viventi, poiché l'uomo vive contemporaneamente e inscindibilmente la realtà spirituale e quella corporea.
L'uomo, dice il papa, è spirito, anima e corpo: legato alle possibilità e alle difficoltà di questo mondo, ma anche legato a Dio, per poterne discernere l'amore e la bellezza. Per questo abbiamo una grande responsabilità nei confronti della vita umana di chiunque.
Credere in Gesù Cristo vuol dire avere uno sguardo nuovo sull'uomo, uno sguardo di fiducia e di speranza; infatti anche la retta ragione conferma che l'uomo è un essere libero e con la propria ragione, che merita il diritto di essere trattato non come un oggetto da possedere o di cui si possa disporre a proprio piacimento, ma la persona è un bene in se stessa; occorre curare il suo sviluppo integrale.
Su questo binario si pone la dottrina della Chiesa nei confronti della vita nascente, la più esposta al pericolo dell'egoismo dell'uomo e all'oscuramento delle coscenze. Riguardo all'embrione, la scienza stessa ne mette in evidenza l'autonomia di essere umano, non un agglomerato inerte di materia cellulare; non c'è alcuna ragione per non considerarlo persona fin dal concepimento. Così è stato anche Gesù Cristo nel grembo della Vergine.
Purtroppo anche dopo la nascita, osserva il pontefice, la vita dei bambini è costantemente messa in pericolo dall'egoismo, dalla violenza e dallo sfruttamento. Per questo il papa ha chiesto a tutti coloro che hanno autorità politica di promuovere leggi che vadano in difesa della vita e che in questa direzione facciano ogni sforzo possibile.
Alla fine della celebrazione dei vespri, davanti al Santissimo Sacramento, il papa ha recitato in nome di tutti la preghiera appositamente scritta per l'occasione:


Signore Gesù,
che fedelmente visiti e colmi con la tua Presenza
la Chiesa e la storia degli uomini;
che nel mirabile Sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue
ci rendi partecipi della Vita divina
e ci fai pregustare la gioia della Vita eterna;
noi ti adoriamo e ti benediciamo.
Prostráti dinanzi a Te, sorgente e amante della vita
realmente presente e vivo in mezzo a noi, ti supplichiamo.
Ridesta in noi il rispetto per ogni vita umana nascente,
rendici capaci di scorgere nel frutto del grembo materno
la mirabile opera del Creatore,
disponi i nostri cuori alla generosa accoglienza di ogni bambino
che si affaccia alla vita.
Benedici le famiglie,
santifica l'unione degli sposi,
rendi fecondo il loro amore.
Accompagna con la luce del tuo Spirito
le scelte delle assemblee legislative,
perché i popoli e le nazioni riconoscano e rispettino
la sacralità della vita, di ogni vita umana.
Guida l'opera degli scienziati e dei medici,
perché il progresso contribuisca al bene integrale della persona
e nessuno patisca soppressione e ingiustizia.
Dona carità creativa agli amministratori e agli economisti,
perché sappiano intuire e promuovere condizioni sufficienti
affinché le giovani famiglie possano serenamente aprirsi
alla nascita di nuovi figli.
Consola le coppie di sposi che soffrono
a causa dell'impossibilità ad avere figli,
e nella tua bontà provvedi.
Educa tutti a prendersi cura dei bambini orfani o abbandonati,
perché possano sperimentare il calore della tua Carità,
la consolazione del tuo Cuore divino.
Con Maria tua Madre, la grande credente,
nel cui grembo hai assunto la nostra natura umana,
attendiamo da Te, unico nostro vero Bene e Salvatore,
la forza di amare e servire la vita,
in attesa di vivere sempre in Te,
nella Comunione della Trinità Beata.
Amen.


mercoledì 24 novembre 2010

E FRANCESCO SE NE ANDO'...CON LA VERA LIBERTA'





di Tommaso Provvedi

LIBERTA'!!! Quante volte abbiamo sentito questa parola...ma ne sappiamo capire il vero significato? la nostra fraternità se lo sta chiedendo e già da qualche incontro stiamo discutendo di questo tema alla luce della nostra vita di cristiani.

Già tre incontri abbiamo dedicato a questa tematica, partendo dalla visione di un film, "Viaggio in inghilterra" e le domande che ci siamo posti sono queste:

1) PREGO perché mi sento impotente e non posso farne a meno… questo non cambia Dio, cambia me! Cosa ti succede quando preghi?

2) Abbiamo visto il castello che si era creato Lewis, le risposte sicure che lo rassicuravano. Poi queste frasi al momento che soffriva si è reso conto che non gli bastavano. Vorremo saper controllare e definire tutto. Ti è mai capitato di non voler vedere la verità perché schiavo di qualche cosa? (convinzioni, orgoglio, eccetera) Hai mai negato l’evidenza pur di vincere?

3) “Coraggio, l’affronto!” diceva Jack nelle sue lezioni; alla fine dopo tutta la vicenda la frase diventa: “Coraggio, l’ascolto!” Era diventato libero di ascoltare. Cosa ci porta a non voler ascoltare?

4) Cosa ha liberato C.S. Lewis? Cosa l’ha portato ad essere pronto all’ascolto? Cosa l’ha portato ad ammettere di fronte ad un bambino il proprio dolore? Cosa l’ha portato ad accettare il dolore come parte della vita? La sofferenza stessa o l’amore? Perché?

L'ultimo incontro è stato invece incentrato sulle fonti francescane.

Praticamente, abbiamo posto molto l'accento sulle aspirazioni giovanili, sul chiedersi se vediamo la mano di Dio nei nostri progetti. E preso spunto dall'aspirazione che aveva Francesco a diventare cavaliere e il sogno di Spoleto che lo sconvolge e comincia a ricercare i suoi veri desideri. Desideri...non bisogni! e' emersa la differenza tra il bisogno, che è qualcosa che ti porta a richiuderti in te stesso e il desiderio che ti spinge in avanti... noi cosa seguiamo???

Zaccheo voleva solo vedere Gesù e per farlo si è sforzato di salire su un sicomoro, gli bastava quello. Gesù apprezza e gli da di più, gli da quello che neanche si azzardava a chiedergli: si autoinvita a mangiare. E' questo atto che rende libero Zaccheo di chiedere perdono dei suoi peccati e cambiare vita... cosa che Gesù non gli ha chiesto. Dio apprezza il nostro sforzo e lo ripaga con la grazia della vera libertà.

Ecco alcune domande per la riflessione personale:

-Quali sono i miei sogni e i miei desideri?
-su cosa trovano il loro fondamento?
- quanto il giudizio degli altri conta sulla mia vita e sui miei sogni?
-cosa significa per me libertà?
-come sto realizzando i miei desideri e le mie aspirazioni?

mercoledì 17 novembre 2010

Il Papa presenta santa Elisabetta d'Ungheria



MERCOLEDÌ 17 NOVEMBRE 2010

Il Papa presenta santa Elisabetta d'Ungheria

Papa Benedetto, il mese scorso, ha dedicato la catechesi del mercoledì (20 ottobre) alla santa francescana di oggi: Elisabetta di Ungheria, presentandola in una maniera davvero affascinante e con particolari anche per me poco conosciuti. Vi ripropongo questo discorso in versione integrale, corredato con qualche immagine della Santa regina dei poveri (come la presentavo in questo post dell'anno passato in cui riportavo anche la liturgia della Santa secondo il Messale Romano-Serafico)

S. Elisabetta
-Gherardo Starnina 1387-1409
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di una delle donne del Medioevo che ha suscitato maggiore ammirazione; si tratta di santa Elisabetta d’Ungheria, chiamata anche Elisabetta di Turingia.
Nacque nel 1207; gli storici discutono sul luogo. Suo padre era Andrea II, ricco e potente re di Ungheria, il quale, per rafforzare i legami politici, aveva sposato la contessa tedesca Gertrude di Andechs-Merania, sorella di santa Edvige, la quale era moglie del duca di Slesia. Elisabetta visse nella Corte ungherese solo i primi quattro anni della sua infanzia, assieme a una sorella e tre fratelli. Amava il gioco, la musica e la danza; recitava con fedeltà le sue preghiere e mostrava già particolare attenzione verso i poveri, che aiutava con una buona parola o con un gesto affettuoso.
La sua fanciullezza felice fu bruscamente interrotta quando, dalla lontana Turingia, giunsero dei cavalieri per portarla nella sua nuova sede in Germania centrale. Secondo i costumi di quel tempo, infatti, suo padre aveva stabilito che Elisabetta diventasse principessa di Turingia. Il langravio o conte di quella regione era uno dei sovrani più ricchi ed influenti d’Europa all’inizio del XIII secolo, e il suo castello era centro di magnificenza e di cultura. Ma dietro le feste e l’apparente gloria si nascondevano le ambizioni dei principi feudali, spesso in guerra tra di loro e in conflitto con le autorità reali ed imperiali. In questo contesto, il langravio Hermann accolse ben volentieri il fidanzamento tra suo figlio Ludovico e la principessa ungherese. Elisabetta partì dalla sua patria con una ricca dote e un grande seguito, comprese le sue ancelle personali, due delle quali le rimarranno amiche fedeli fino alla fine. Sono loro che ci hanno lasciato preziose informazioni sull’infanzia e sulla vita della Santa.
Dopo un lungo viaggio giunsero ad Eisenach, per salire poi alla fortezza di Wartburg, il massiccio castello sopra la città. Qui si celebrò il fidanzamento tra Ludovico ed Elisabetta. Negli anni successivi, mentre Ludovico imparava il mestiere di cavaliere, Elisabetta e le sue compagne studiavano tedesco, francese, latino, musica, letteratura e ricamo. Nonostante il fatto che il fidanzamento fosse stato deciso per motivi politici, tra i due giovani nacque un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio. All’età di 18 anni, Ludovico, dopo la morte del padre, iniziò a regnare sulla Turingia. Elisabetta divenne però oggetto di sommesse critiche, perché il suo modo di comportarsi non corrispondeva alla vita di corte. Così anche la celebrazione del matrimonio non fu sfarzosa e le spese per il banchetto furono in parte devolute ai poveri. Nella sua profonda sensibilità Elisabetta vedeva le contraddizioni tra la fede professata e la pratica cristiana. Non sopportava i compromessi. Una volta, entrando in chiesa nella festa dell’Assunzione, si tolse la corona, la depose dinanzi alla croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto. Quando la suocera la rimproverò per quel gesto, ella rispose: "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re Gesù Cristo coronato di spine?". Come si comportava davanti a Dio, allo stesso modo si comportava verso i sudditi. Tra i Detti delle quattro ancelle troviamo questa testimonianza: "Non consumava cibi se prima non era sicura che provenissero dalle proprietà e dai legittimi beni del marito. Mentre si asteneva dai beni procurati illecitamente, si adoperava anche per dare risarcimento a coloro che avevano subito violenza" (nn. 25 e 37). Un vero esempio per tutti coloro che ricoprono ruoli di guida: l’esercizio dell’autorità, ad ogni livello, dev’essere vissuto come servizio alla giustizia e alla carità, nella costante ricerca del bene comune.
Elisabetta praticava assiduamente le opere di misericordia: dava da bere e da mangiare a chi bussava alla sua porta, procurava vestiti, pagava i debiti, si prendeva cura degli infermi e seppelliva i morti. Scendendo dal suo castello, si recava spesso con le sue ancelle nelle case dei poveri, portando pane, carne, farina e altri alimenti. Consegnava i cibi personalmente e controllava con attenzione gli abiti e i giacigli dei poveri. Questo comportamento fu riferito al marito, il quale non solo non ne fu dispiaciuto, ma rispose agli accusatori: "Fin quando non mi vende il castello, ne sono contento!". In questo contesto si colloca il miracolo del pane trasformato in rose: mentre Elisabetta andava per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, incontrò il marito che le chiese cosa stesse portando. Lei aprì il grembiule e, invece del pane, comparvero magnifiche rose. Questo simbolo di carità è presente molte volte nelle raffigurazioni di santa Elisabetta.
Il suo fu un matrimonio profondamente felice: Elisabetta aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose. Sempre più ammirato per la grande fede della sposa, Ludovico, riferendosi alla sua attenzione verso i poveri, le disse: "Cara Elisabetta, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura". Una chiara testimonianza di come la fede e l’amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l’unione matrimoniale.
La giovane coppia trovò appoggio spirituale nei Frati Minori, che, dal 1222, si diffusero in Turingia. Tra di essi Elisabetta scelse frate Ruggero (Rüdiger) come direttore spirituale. Quando egli le raccontò la vicenda della conversione del giovane e ricco mercante Francesco d’Assisi, Elisabetta si entusiasmò ulteriormente nel suo cammino di vita cristiana. Da quel momento, fu ancora più decisa nel seguire Cristo povero e crocifisso, presente nei poveri. Anche quando nacque il primo figlio, seguito poi da altri due, la nostra Santa non tralasciò mai le sue opere di carità. Aiutò inoltre i Frati Minori a costruire ad Halberstadt un convento, di cui frate Ruggero divenne il superiore. La direzione spirituale di Elisabetta passò, così, a Corrado di Marburgo.
Una dura prova fu l’addio al marito, a fine giugno del 1227 quando Ludovico IV si associò alla crociata dell’imperatore Federico II, ricordando alla sposa che quella era una tradizione per i sovrani di Turingia. Elisabetta rispose: "Non ti tratterrò. Ho dato tutta me stessa a Dio ed ora devo dare anche te". La febbre, però, decimò le truppe e Ludovico stesso cadde malato e morì ad Otranto, prima di imbarcarsi, nel settembre 1227, all’età di ventisette anni. Elisabetta, appresa la notizia, ne fu così addolorata che si ritirò in solitudine, ma poi, fortificata dalla preghiera e consolata dalla speranza di rivederlo in Cielo, ricominciò ad interessarsi degli affari del regno. La attendeva, tuttavia, un’altra prova: suo cognato usurpò il governo della Turingia, dichiarandosi vero erede di Ludovico e accusando Elisabetta di essere una pia donna incompetente nel governare. La giovane vedova, con i tre figli, fu cacciata dal castello di Wartburg e si mise alla ricerca di un luogo dove rifugiarsi. Solo due delle sue ancelle le rimasero vicino, la accompagnarono e affidarono i tre bambini alle cure degli amici di Ludovico. Peregrinando per i villaggi, Elisabetta lavorava dove veniva accolta, assisteva i malati, filava e cuciva. Durante questo calvario sopportato con grande fede, con pazienza e dedizione a Dio, alcuni parenti, che le erano rimasti fedeli e consideravano illegittimo il governo del cognato, riabilitarono il suo nome. Così Elisabetta, all’inizio del 1228, poté ricevere un reddito appropriato per ritirarsi nel castello di famiglia a Marburgo, dove abitava anche il suo direttore spirituale Fra’ Corrado. Fu lui a riferire al Papa Gregorio IX il seguente fatto: "Il venerdì santo del 1228, poste le mani sull’altare nella cappella della sua città Eisenach, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni frati e familiari, Elisabetta rinunziò alla propria volontà e a tutte le vanità del mondo. Ella voleva rinunziare anche a tutti i possedimenti, ma io la dissuasi per amore dei poveri. Poco dopo costruì un ospedale, raccolse malati e invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti. Avendola io rimproverata su queste cose, Elisabetta rispose che dai poveri riceveva una speciale grazia ed umiltà" (Epistula magistri Conradi, 14-17).
Le sante Chiara ed Elisabetta
- Giovanni di Paolo 1445
Possiamo scorgere in quest’affermazione una certa esperienza mistica simile a quella vissuta da san Francesco: il Poverello di Assisi dichiarò, infatti, nel suo testamento, che, servendo i lebbrosi, quello che prima gli era amaro fu tramutato in dolcezza dell’anima e del corpo (Testamentum, 1-3). Elisabetta trascorse gli ultimi tre anni nell’ospedale da lei fondato, servendo i malati, vegliando con i moribondi. Cercava sempre di svolgere i servizi più umili e lavori ripugnanti. Ella divenne quella che potremmo chiamare una donna consacrata in mezzo al mondo (soror in saeculo) e formò, con altre sue amiche, vestite in abiti grigi, una comunità religiosa. Non a caso è patrona del Terzo Ordine Regolare di San Francesco e dell’Ordine Francescano Secolare.
Nel novembre del 1231 fu colpita da forti febbri. Quando la notizia della sua malattia si propagò, moltissima gente accorse a vederla. Dopo una decina di giorni, chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio. Nella notte del 17 novembre si addormentò dolcemente nel Signore. Le testimonianze sulla sua santità furono tante e tali che, solo quattro anni più tardi, il Papa Gregorio IX la proclamò Santa e, nello stesso anno, fu consacrata la bella chiesa costruita in suo onore a Marburgo.
Cari fratelli e sorelle, nella figura di santa Elisabetta vediamo come la fede, l'amicizia con Cristo creino il senso della giustizia, dell'uguaglianza di tutti, dei diritti degli altri e creino l'amore, la carità. E da questa carità nasce anche la speranza, la certezza che siamo amati da Cristo e che l'amore di Cristo ci aspetta e così ci rende capaci di imitare Cristo e di vedere Cristo negli altri. Santa Elisabetta ci invita a riscoprire Cristo, ad amarLo, ad avere la fede e così trovare la vera giustizia e l'amore, come pure la gioia che un giorno saremo immersi nell'amore divino, nella gioia dell'eternità con Dio. Grazie.

Fonte: Zenit
Il reliquiario di rame dorato di Santa Elisabetta (1235-49) - Marburgo - Germania


Testo presto da: http://www.cantualeantonianum.com/2010/11/il-papa-presenta-santa-elisabetta.html#ixzz15WlXBqTg

giovedì 28 ottobre 2010

questo siamo noi..


O dolce Signore Gesù,
che sei la luce e la gioia della nostra vita:
donaci ti preghiamo,lo spirito di povertà,
che ci sottragga alle cose vane del mondo;
lo spirito di umiltà e semplicità, che ci liberi dalle schiavitù di noi stessi;
il senso e la comprensione generosa della Croce che ci faccia amare soltanto Te,
e tutto il resto, uomini e cose, in Te e per Te.
Soprattutto, o Signore concedici di poter, nella purezza dell'anima e del corpo,
seminare la gioia ovunque passiamo;
lottare per il bene difficile contro il male facile;
aiutare i nostri fratelli nei quali Tu sei presente;
compiere ogni giorno un pò di bene e avvicinarci così sempre più a Te.
Guarda alle nostre anime aperte ai grandi orizzonti;
ai nostri cuori pronti a donarsi ad ogni richiamo di bene,
dacci la gioia di essere araldi del tuo pacifico regno.
Noi te ne supplichiamo, o Signore, per la Madre tua e nostra,
la Vergine Immacolata, e per il dolcissimo Padre Serafico
che abbiamo scelto a guida del nostro cammino.
Amen

sabato 23 ottobre 2010

Dalla festa di Halloween alla trappola dei satanisti


da avvenire.it

È giovane, tanto giovane: «Negli ultimi tempi – ricorda, sottovoce, gli occhi timidamente feriti – mi ero ritrovato a vagare per la strada senza più ricordarmi chi ero, da dove venivo e che cosa stavo facendo lì. Ho subìto sesso, droga e violenze, che però non vorrei raccontare». Leonardo (nome di fantasia, ndr) è nato in una cittadina del Nord e deve compiere ancora vent’anni. I satanisti gli avevano sbranato il corpo e l’anima, dopo che era stato ingoiato dal buco nero sul quale s’era voluto affacciare la notte di Halloween.

«L’anno scorso stavamo parlando con gli amici di cosa fare la sera del 31 ottobre e pensavamo alla discoteca. Poi, fuori dalla scuola, ho visto una locandina per una festa di Halloween vietata a minori di sedici anni e un corso gratuito per diventare "cacciatori di streghe". La grafica era molto accattivante...».


Alle undici della sera del 31 ottobre 2008 Leonardo raggiunse il locale indicato su quel manifesto. Un posto seducente e «suggestivo – ricorda Leonardo –, perfetto per Halloween. Eravamo tutti mascherati e la musica era veramente bella». Le scenografie erano quelle caratteristiche per questa nottata: «Dal soffitto, oltre alle zucche, penzolavano manichini di impiccati e pipistrelli insanguinati. Le poltrone avevano disegnati scheletri. Alle pareti si vedevano quadri con immagini di serial killer, mi ricordo quella di Charles Manson (che negli Usa ebbe come soprannome "
mister Satan", ndr)».

Tuttavia, al di là dei pupazzi e dei quadri più o meno macabri, il "meglio" era altro: «C’era possibilità di trasgredire in vari modi – va avanti Leonardo – sia per le diverse sostanze che circolavano, sia per il clima di eccitazione, anche sessuale, che c’era». Così «la serata è stata molto divertente, anzi direi entusiasmante».

Quasi alla fine si avvicinò il proprietario del locale: «Ha chiesto, a me e ad altri ragazzi, se volevamo fare il corso pubblicizzato nel manifesto e ci ha dato un numero di telefono». Il buco nero sta spalancandosi davanti ai loro piedi. «Chiaro che non prendevo sul serio la frase "cacciatori di streghe", ma, ingenuamente e per curiosità, volevo vedere cosa m’avrebbero detto. Poi ho telefonato e mi hanno dato un indirizzo, non era lontano da casa e sono andato».

Un appartamento che è una specie di ufficio. Lo accoglie una ragazza sulla trentina, che annota il suo nome, cognome, indirizzo e telefono: «Oggi non c’è l’organizzatore, ti richiameremo». Lo fanno qualche giorno dopo, invitandolo a tornare in quell’ufficio per «iniziare il corso». Si ritrova «in una saletta con altri cinque coetanei, tre ragazzi e tre ragazze». Arriva una signora e «fa discorsi che all’inizio mi sono sembrati un po’ strani, ma anche interessanti, che non avevo mai sentito».

Quella donna spiega loro che «la notte di Halloween è stata un momento molto particolare: la notte migliore dell’anno, in cui si concentrano tutte le energie cosmiche dell’universo, con un grande potenziale positivo ed esoterico». S’infila come una lama nell’ingenuità della loro giovanissima età (fino a tirar fuori «la speciale atmosfera che avevamo vissuto quella notte in quel locale», ricorda bene Leonardo), spiega che «per la nostra partecipazione a quella festa eravamo dei privilegiati». La signora li sta tenendo in pugno, affonda il colpo e la sua voce diventa sibilo affilato: «Ora appartenete al dio Samain e per voi si apre una nuova vita. Realizzate i vostri sogni, darete libero sfogo ai vostri piaceri». L’ultima frase la urla: «Niente e nessuno potrà impedirvi di realizzare i vostri piaceri!». Il gioco è fatto: i sei ragazzi sono suoi.

Da quel giorno «ho iniziato a frequentare questo gruppo una volta alla settimana – prosegue Leonardo –. All’inizio mi piaceva andarci. La signora una volta ci ha definito come una "scuola energetica"». Ma poi gli incontri si sono fatti sempre più pesanti e duri per me, sinceramente iniziano a svanire i miei ricordi e io stesso non voglio più ricordare».

Il racconto adesso è tutto d’un fiato. «Mi hanno costretto ad odiare chiunque: genitori, parenti, insegnanti. Sono scappato quattro volte di casa. Mi hanno messo in testa che solo la "scuola energetica" poteva capirmi e risolvere i miei problemi». Ma era fondamentale «sempre mantenere il massimo segreto: nessuno doveva sapere dove andavamo e chi incontravamo, altrimenti non saremmo riusciti ad acquistare i poteri promessi. Ho subìto tanto male che non vorrei però raccontare»: sesso, droghe e violenze. Perché quella "scuola energetica" non era altro che un gruppo satanico ben organizzato.

Lo salvano mamma e papà: «Mi hanno portato in ospedale, ho iniziato una ricostruzione della mia vita e della mia psiche». Ora Leonardo alza fieramente lo sguardo: «Spero tutti si rendano conto del bisogno di maggiore vigilanza da parte di genitori e insegnanti. Perché non capiti ad altri quello che è successo a me».

Pino Ciociola

giovedì 21 ottobre 2010

Oreb 2010/11 Beato te Francesco


Carissimi, anche quest'anno dopo una estate ricca di esperienze ritornano gli incontri OREB a Fiesole. Ecco a voi il programma da divulgare il più possibile!

i frati

martedì 19 ottobre 2010

il nome di Gesù in Cina


Lo scorso venerdì 15 ottobre abbiamo, grazie a Tommaso, fatto una adorazione eucaristica missionaria riflettendo sul nome di Gesù in Cina.



Nostra Signora di Sheshan,
sostieni l'impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche,
continuano a credere, a sperare, ad amare,
affinchè mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù.
Benedetto XVI
Il mondo dei caratteri cinesi riesce spesso a trasferire in maniera simbolica il senso delle parole conferendone un significato più ricco e profondo. Non a caso, la Cina si basa su una cultura scritta di oltre 5ooo anni la quale viene ancora oggi custodita gelosamente.
Nel processo di inculturazione del cristianesimo in Cina, parecchia attenzione è stata rivolta alla scelta dei caratteri per designare nomi e concetti. Uno di questi è sicuramente il nome di Gesù. Come è stato compreso ed espresso questo nome nella cultura orientale cinese?
Andiamo a vederlo...
Il nome di Gesù in cinese è suddiviso in due ideogrammi, uno che corrisponde al nostro suono di "Ye" e uno che corrisponde al suono "Su", appunto formando la parola YeSu.
Il primo dei due, Ye, è composto da due parti che simboleggiano l'orecchio, la parte uditiva dell'uomo. In pratica si tratta di tre orecchie. Tutto per poter esprimere atteggiamenti di ascolto, attenzione ed obbedienza.
Il secondo carattere invece, Su, è composto di due parti. Una che simboleggia il pesce e l'altra che simboleggia il grano, o piante di cereali in posizione eretta, così come si trovano nel campo. Risulta immediato il riferimento all'essere pasto, alimento. Questo carattere, leggermente modificato indica anche risveglio, il rinvenire, passare da morte a vita.
Ci si può facilmente accorgere di come il nome Gesù nel significato dei caratteri cinesi ci porta a intuire attraverso l'elemento grafico l'obbedienza e la figliolanza del Figlio di Dio, colui che sa udire, ascoltare, accogliere. In seconda battuta, non meno importante segue il suodiventare nutrimento per noi, ma non come un cibo qualunque, bensì un cibo che dà vita, che risveglia e ci rende capaci di superare la morte.

giovedì 14 ottobre 2010

Il Rosario, Scrigno che ci apre a Cristo


da Avvenire.it

di Giacomo Gambassi.

Cita il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin che in una sua lettera scriveva: «Nel Rosario tutta la nostra vita si cristianizza attraverso lo sviluppo dell’Ave Maria». «Ecco, proprio questa forma di preghiera che definirei unica ci dà modo di assimilare ciò che Cristo ha vissuto e quanto la Chiesa proclama e celebra», spiega il monfortano padre Stefano De Fiores, docente alla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» e presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana.

Da secoli il mese di ottobre ha al centro il Rosario. Una tradizione con radici precise. «Richiama la battaglia di Lepanto dell’ottobre 1571 in cui si sono affrontate le flotte dell’Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa – afferma De Fiores –. La vittoria è stata attribuita alla Madonna del Rosario da san Pio V il quale, ancora prima di avere informazioni precise, aveva dato la lieta novella sottolineando che era stato fermato un pericolo per l’Europa. Da qui la volontà di dedicare questo mese alla valorizzazione del Rosario».

Una preghiera che il mariologo definisce una «pratica senza eguali fra gli esercizi di pietà e le espressioni di devozione che caratterizzano l’Occidente cristiano». Giovanni Paolo II, all’inizio del suo pontificato, nel 1978, l’aveva chiamata «la mia preghiera prediletta». E De Fiores ricorda che papa Wojtyla vedeva nel Rosario «una contemplazione dei misteri di Cristo con il cuore della Madre». «Grazie allo sguardo di Maria – aggiunge il docente – troviamo come in uno scrigno prezioso la vita di Cristo in tutte le sue valenze. Basti pensare alla quadriforme espressione dei misteri: gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. Quindi si tratta di continuare nella Chiesa quella contemplazione di Gesù iniziata dalla Vergine».

Fulcro è l’Ave Maria recitata dieci volte in ogni mistero. «La ripetizione appartiene alle religioni. Non abbiamo altri modi di interiorizzare ciò in cui crediamo se non seguendo questa strada. La mentalità razionalista ritiene che sia sufficiente presentare un concetto appena una volta per comprenderlo. Invece le verità di fede vanno fatte proprie e ripensate. In effetti serve unaruminatio».

E con le dita che sfiorano i grani della corona il Rosario diventa preghiera tattile. «Il corpo non può essere assente – chiarisce il mariologo –. Direi che più le mani si muovono, più si è portati a meditare. Oggi si parla giustamente di una spiritualità del corpo: il corpo aiuta l’anima a elevarsi. E la corona consente che ci sia una partecipazione integrale nella preghiera».

Ma il Rosario non è una pratica a sé. Del resto Paolo VI lo definiva un «supporto» alla liturgia. «Per questo – aggiunge De Fiores – è bene che il Rosario sia collegato alla liturgia. Così i tempi liturgici possono influire sulla scelta dei misteri. Perché, ad esempio, il 6 gennaio non accennare all’Epifania di Cristo proprio nei misteri? E questa armonizzazione con la liturgia è stata ben mostrata dal magistero pontificio in cui il Rosario è ritenuto un efficace compendio del Vangelo».

Da qui il richiamo a uno "stile" che la preghiera mariana può assumere. «Per essere toccati dalla sua bellezza servono pause di silenzio, un bel canto del Gloria a lode della Trinità e soprattutto la proclamazione della Parola. Infatti si tratta di una preghiera eminentemente biblica, come ha evidenziato Benedetto XVI. Va quindi favorito il legame fra la Scrittura e il Rosario che non fa altro che meditare il Verbo attraverso il mistero dell’incarnazione, autentico perno di questa preghiera».

Comunque alcuni accorgimenti possono essere utili.

«Per avvicinare i giovani è possibile animate le "poste" (o decine) del Rosario secondo i linguaggi dei ragazzi e renderle vive con l’aggancio all’attualità. Oppure si può ricorrere a proiezioni di immagini artistiche che faranno del Rosario anche un mezzo di catechesi in quanto un’icona parla e spiega». Poi ci sono le intenzioni. «Due le ha esplicitate Giovanni Paolo II: la pace e la famiglia. Certo possono essere ampliate ai molteplici ambiti della vita. E, quando nella seconda parte dell’Ave Maria diciamo "Santa Maria…", entriamo in una dimensione di intercessione con la quale ci affidiamo alla Madre di Dio».

NON ESISTE... IL CASO.



Pubblico qui di seguito, visto che ieri sera ho tirato fuori questa vecchia citazione da facebook e a molti è piaciuta, un brano tratto da "Ho cercato e ho trovato" di Fratel Carlo Carretto riguardante "il caso".


Ce ne ho messo del tempo ma ci sono arrivato.
E sono tanto contento.
E lo vorrei dire ai piccoli, ai più piccoli fra di voi, miei amici, ve lo vorrei dire come si dice un segreto tanto semplice ma importante, molto importante: come una di quelle verità a cui si giunge dopo aver camminato molto, pensato molto, e che si dice tutto in poche parole, ma capaci di risolvere problemi enormi; problemi che ti hanno impegnqato tutta la vita e attorno ai quali hai girato, girato inutilmente, affaticandoti e complicando all'infinito le cose più semplici.
Ecco il segreto: il caso non esiste.
Il caso è una parola fuori senso, e anche se ricorre all'infinito nel nostro modo di pensare ed agire, è un puro fantasma, è la soluzione sbagliata di un problema, è un qualcosa accettato da autentici inconscienti o meglio da ciechi.
Il caso non esiste.
A meno che "caso" non intendiamo ciò che dice così bene Anatole France con questa stupenda espressione : - Il caso è lo pseudonimo che Dio usa quando non si firma personalmente -.
No, il caso non esiste.
Esiste solo la volontà di Dio, volontà che riempie l'universo intero, guida le stelle, determina le stagioni, chiama ogni cosa per nome, dà la vita e dà la morte, provvede alle creature, le veste di bellezza e di armonia e soprattutto vuole la salvezza di tutti, vince il male, costruisce il suo regno che è regno di giustizia e di pace, regno di verità e di amore, regno di resurrezione e di vita.
Nulla sfugge a questa volontà.
Non una cellula è fuori posto, non un atomo è lì per caso, non un numero è senza conto nell'universo intero.
La storia, che è la manifestazione di questo indicibile e possente lavorio, sovente nascosto, incomprensibile e doloroso, è dominata perfettamente da questa volontà che la conduce verso la sfolgorante manifestazione dei Figli di Dio.
Il male, l'oscurità, la sofferenza, la morte fisica sono solo tappe necessarie al grande cammino che stiamo tutti compiendo per rendere più vera, più luminosa, più comprensiva e più evidente la vittoria di Dio.
D'ora innanzi non dirò più "è un caso", dirò pregando : - E' la Tua volontà, o mio Signore - .

mercoledì 13 ottobre 2010

appuntamento importante..

Felix Martiello ha frequentato la Gifra nella nostra fraternità di Pisa, ma un brutto male lo ha portato via l'anno scorso; nel suo testamento ha lasciato la sua casa in Slovacchia ai frati in modo da metterla a disposizione della Gifra... e sempre nel testamento ha espressamente e fermamente affermato di sentirsi appartenente alla Gifra... è un gesto davvero carico di grande significato ed è un esempio di spirito di appartenenza e di dedizione al carisma francescano e in particolare alla Gifra, che non possono che renderci orgogliosi di aver incontrato Felix lungo il nostro cammino... è x questo motivo che come Gifra abbiamo pensato di intestare a Felix la nostra fraternità... da quest'anno si chiamerà: Fraternità Gifra di Pisa "Felix Martiello": è un modo x ringraziare Felix e x ricordare e marchiare x sempre il suo nome nella nostra fraternità... Tutto ciò avverrà in forma ufficiale Sabato 23 Ottobre. L'appuntamento è alle 21 nella Chiesa di Santa Croce e spero che quella sera ci sia davvero tanta gente in modo da vivere, insieme a tutte le persone che hanno conosciuto Felix, un bel momento di ricordo e di gioia...
A presto. Silvio (presidente della fraternità di Pisa)

Promessa Fraternità Lucignano


Domenica 24 ottobre alle ore 17.00 la fraternità di Lucignano celebrerà la promessa con grande gioia ed entusiasmo! Dove? presso il convento dei cappuccini a Lucignano (AR) in via dei cappuccini ovviamente!!! :P
Siamo stati invitati a condividere con loro questo particolare momento di gioia fraterna, anche perchè dopo la s.Messa la festa proseguirà con uno favoloso rinfresco!
Gianluca, il presidente della fraternità di Lucignano, ci ha chiesto di comunicare in quanti andremo, quindi comunicate a me chi verrà e chi meno... informerò io stesso Gianluca!
Riccardo

giovedì 7 ottobre 2010

il video dell'estate 2o1o!!!

Ecco a voi, direttamente da orebonline.blogspot.com, il video realizzato dai frati su tutte le attività della scorsa estate! Buon divertimento!

mercoledì 6 ottobre 2010

Finalmente si inizia!!!


E' ufficiale! Le attività della Gioventù Francescana di Sinalunga ripartono questo venerdì 8 ottobre alle ore 21.00 al nostro tanto amato Santuario della Madonna del Rifugio a Sinalunga.
Il primo incontro di quest'anno lo dedichiamo alle "conoscenze" ovvero...
Ci presenteremo a chi si avvicina e a chi è curioso di conoscere il nostro stile e il nostro modo di camminare secondo l'esempio di Francesco e Chiara di Assisi "dietro Cristo povero e crocifisso"e allo stesso modo saremo felici di conoscere chi è curioso di conoscerci (scusate il rigirìo di parole). Ricordo che i nostri incontri sono aperti a tutti i giovani dai 16 ai 30 anni, e non vi vergognate a venire, soli o in compagnia!
Le info e i contatti sono sulla colonna destra del blog, non esitate a farvi sentire.
Il Signore vi dia pace!
ricca


venerdì 24 settembre 2010

Terra Santa: sentirsi a casa...lontani da casa


Quando ci si trova bene in un posto si usa dire: “ci si sente come a casa”. Questo per tanti motivi. Per l’accoglienza, l’ospitalità, la gente pacifica e cose simili. Detto questo, atterrando a Tel-aviv in Israele tutto farebbe pensare al contrario: controlli estenuanti, file, bagagli aperti… l’ingresso non è certo dei migliori. Eppure si sente che qualcosa ci attrae. Sul pullman l’autista non ci dà nemmeno la possibilità di salire sul monte Carmelo. Ma non importa, l’essere lì ci consola. Arrivati a Nazareth ben presto ci rendiamo conto che il canto del muezzin non bada a orari, neanche nella notte. Tuttavia non ci sono ancora lamentele da parte nostra… perché?
La risposta arriva presto, quando entriamo nella chiesa dell’annunciazione e di fronte a noi troviamo una grotta con un piccolo altare, ma con incise queste poche parole: VERBUM CARO HIC FACTUM EST! QUI il verbo si è fatto carne. E quell’hic colpisce come una freccia al cuore. In pochi secondi capisci che tutto è nato lì! Lì “per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”! E a questo punto l’emozione è difficile da contenere.
Poi di luoghi se ne passano tanti, ma quell’HIC rimane, e non ci si abitua mai. A lungo andare non dovrebbe fare più effetto…invece no!
Ho descritto un breve episodio che, però, credo possa riassumere quello che si prova andando in Terra Santa. Le parole che spesso sentiamo proclamare si fanno reali, diventano luoghi veri e tutto acquista un altro significato.
Ma, come in tutte le cose, neanche la Terra Santa basta da sola per vivere intensamente un pellegrinaggio come questo. Vedere semplicemente i luoghi è molto poco. Anche perché lo stesso Gesù ci ha detto che della stessa Gerusalemme non rimarrà pietra su pietra…quindi forse bisogna andare oltre ai semplici sassi. Ciò che ha dato sapore al pellegrinaggio è stato l’incontro con Dio attraverso la preghiera, la meditazione, l’eucarestia. Tutto questo rafforza il legame con questa terra perché tutto lì è nato! Per questo ci si sente a casa! Perché se nella nostra vita la preghiera, l’eucarestia sono essenziali, allora ci troviamo nella casa del nostro essenziale!
Penso che queste parole bastino. Le foto di questi luoghi si possono vedere dovunque, ma meditare sul Tabor, recitare i vespri sul lago di Tiberiade, pregare nel Getzemani, celebrare la Messa nel Santo Sepolcro sono attimi che rimangono impressi, perché marchiati con il fuoco di un’esperienza forte e di incontro con Dio.

giovedì 9 settembre 2010

Veglia delle Stimmate


Un'altra ed imperdibile esperienza con i nostri Frati!
Come ogni anno, il 16 e il 17 settembre, vogliamo ricordare una data importantissima per il nostro Serafico Padre Francesco che proprio in quella notte del 1224 ricevette dal Signore le sacre Stimmate. Ci troveremo per l'appunto nel luogo esatto in cui Francesco visse questa mirabile esperienza!!!
Allora quest'anno ci aiuterà a vivere questa veglia, Don Fabio Rosini, della diocesi di Roma.
Importante! Il ritrovo sarà a Chiusi della Verna, in un tendone dietro al Municipio alle ore 17.00 e lì faremo un momento di testimonianze con i soliti canti e balli in fraternità, come nel nostro stile...
Mi raccomando: Cena al Sacco! E dopo esserci riempiti la pancia inizieremo a piedi la nostra salita verso il santuario dove sarà celebrata la S.Messa e veglieremo tutta la notte in preghiera.
Per chi viene con i mezzi propri, consigliano i frati di portare la macchina con il sacco a pelo direttamente al Santuario e dopo scendere a Chiusi a piedi (un quarto d'ora circa).

Questa esperienza è volta a tutti i giovani, quindi, come sempre, siete tutti invitati!!


ps: per la fraternità e per chi vuole avvicinarsi al nostro cammino anche soltanto per conoscerlo, cercheremo di ritargliarci uno spazio tutto per noi per poter parlare ed organizzare i primi incontri di questo nuovo anno che si presuppone un vero e proprio TRIONFO!!! Preparatevi!

giovedì 2 settembre 2010

Annunciazione Annunciazione!


E' con grande gioia che annunciamo a tutti i lettori del blog, gifrini, terziari, frati e suore che venerdì 17 alle ore 21, presso il Santuario della Madonna del Rifugio a Sinalunga saranno celebrate la professione nel terz'ordine di Andrea e Lucia e l'ingresso in noviziato di Guglielmo e Serena.
IMPOSSIBILE MANCARE!

ps: è stato richiesto anche alla fraternità di animare la celebrazione.

martedì 24 agosto 2010

il Waka Waka francescano...

In seguito alle critiche ricevute dai tradizionalisti riguardanti la festa del perdono voglio pubblicare questa bella testimonianza in risposta a suddette critiche, molto interessante.

da > messainlatino.it

Su FaceBook, tramite i nosti amici di GioventùCristiana, abbiamo trovato questo video (su un momento della XXX Marcia francescana 2010).

Nei commenti, seguite il consiglio di San Filippo Neri. Cioè, "state buoni, se potete" . Dopo tutto... son ragazzi, no? La Chiesa giovane è anche questa. Apprezziamo l'impegno e l'intento dei Francescani.

qui potete vedere il video > http://www.youtube.com/watch?v=XWOBD0hkb1I

Aggiornamento: riportiamo un commento di un Frate Francescano che ha partecipato alla Marcia Francescana per il perdono di Assisi. Riconosciamo l'indiscusso successo spirituale (non dei numeri, ma degli effetti religiosi) della Marcia nei confronti dei giovani. Ammettiamo che non tutti abbiano la medesima spiritualità e sensibilità. E che forse noi preferiremmo un altra pastorale giovanile.
Ma se questa opera dei Francescani riesce ad avvicinare e a convertire sinceramente i cuori dei giovani, ben venga. E speriamo che l'opera di conversione abbia effetti duraturi, perchè nata dal vero incontro dei giovani con Dio e non per un'effimera esperienza momentanea con frati simpatici e coinvolgenti. I frati, così come i preti tradizionalisti, passano. Solo Cristo resta.
"
ma sai quei ragazzi (1500) arrivano ad Assisi da tutta Italia e parte dell'Europa, in pellegrinaggio, a piedi per 8-10 giorni, percorrendo strade difficili, nella fatica e sperimentando la precarietà e l'essenzialità dei mezzi, ogni giorno ascoltano 3 catechesi, partecipano alla Messa, dicono l'ufficio, pregano il rosario lungo il cammino, fanno silenzio e dormono in scomodi sacchi a pelo....si confessano e parlano di loro stessi e quei frati e suore che ballano, sono quelli che li accompagnano per quei 130-150 km di cammino e condividono tutto con loro...tutto questo, solo per ritrovare il Signore...per riconciliarsi con Lui e con le ferite che si portano dentro...e infine, arrivano il 2 Agosto alla Porziuncola, e là sperimentano la verità del Perdono e dell Amore di Dio...e tutti, scoppiano in lacrime come il figliol prodigo davanti al Padre misericordioso...e nessuno di loro...dimenticherà mai nella sua vita, quello che ha vissuto in questi giorni di grazia....che il Signore li ama da sempre e da sempre li aspetta...."



venerdì 20 agosto 2010

si riparte!!!


ehi ragazzi!
l'estate sta finendo ebbene sì. Adesso mi odierete tutti quanti perchè ognuno di noi cerca di non pensarci ma è giusto guardare in faccia alla realtà.
L'estate finisce, niente più mare, niente di più montagna, niente più iniziative estive dei frati (vedi marcia, campi ecc..) però c'è un però!
comincia un nuovo anno fraterno!!!
con quasi tutta la fraternità ci siamo ritrovati per raccontarci un pò l'estate a Cortona l'11 di agosto in occasione della festa di S.Chiara ed abbiamo pregato insieme alle Clarisse "il transito di S.Chiara".
Vi ricordo che il primo appuntamento inderogabile ed al quale nessuno di noi può permettersi di mancare sarà a La Verna per il 16 e 17 settembre, dove ricorderemo la notte in cui Francesco ricevette le stimmate. Là cercheremo di prenderci un pò di tempo solo per noi per parlare un pò e discutere sull'anno venturo, sulle aspettative e sulle proposte da fare che ne dite?
Inoltre aggiungo una data importante per il nostro amato Santuario della Madonna del Rifugio a Sinalunga che è l'8 settembre per ricordare la natività di Maria, alle ore 17 ci sarà la S.Messa.
Se qualche lettore del blog volesse partecipare insieme a noi a questa esperienza anche soltanto per capire e chiederci cosa sia la gioventù francescana o cosa sia un giovane francescano può trovare i nostri contatti sulla colonna destra della pagina del blog.
un abbraccio
ricca

ps: nel frattempo per chi potesse il 4 settembre, sempre a La Verna ci sarà la celebrazione della prima professione di fra Leonardo, fra Lorenzo e fra Anderson

martedì 18 maggio 2010

14 maggio: Le nostre paure, blocco o spinta verso Dio? incontro con p.Daniele (Chiusi)

piccolo pensiero sull'incontro.

La paura.. cosa che caratterizza l'animo umano, rappresenta i nostri limiti, la nostra inconsapevolezza..
Ma è bene lasciarci sovrastare da essa?
Pensadoci.. a volte conviene: è bene essere attenti e quieti..
Ma è saggio essere passivi e lasciare che passi sempre lo stesso fiume, nello stesso modo nel solito mulino?
Possiamo andare oltre... elaborare nuovi schemi, e per farlo Dio ci ha fornito di una bella dose di cervello.. è bene usarlo no?
Noi uomini abbiamo la capacità di ragionare .. e perchè accantonare questo dono in un angolo?
Padre Daniele ci presentò "l'usuraio disonesto" ...quello che nonostante le sue malefatte... non ha sistemato i conti e "se l'è svignata" .. ma ha voluto correre il rischio, nonostante la pericolosità del gesto.
Ha ragionato, ha pensato.. non è da lodare per il male che ha fatto, ma per aver pensato, per aver usato l'ingegno.
Ed è quello che dobbiamo fare.. San Francesco (come disse giustamente P. Daniele) ha fondato l'ordine andando oltre gli schemi, pensando con la sua testa ma sempre tenendo presente dell'insegnamento di Gesù; per lui sarebbe stato più semplice continuare a fare il cavaliere, il riccone, il festaiolo.. eppure ha risposto alla chiamata consapevole di quelle che sarebbero state le conseguenze: insulti, rifiuto, fame... e tutto questo per arrivare al suo scopo e soprattutto per amore.
Noi non siamo solo chiamati ad essere creature.. ma anche partecipi della sua creazione.
Abbiamo il compito di compiere il volere di Dio, di essere strumento.. ed è per questo che non dobbiamo rimanere sempre nel "porto sicuro" a vegetare e lasciare che gli altri facciano per noi... tutto questo con decisione e con quella vocina che ti dice "sei forte, ce la puoi fare" .. perchè ci vuole anche autostima, in dosi giuste, ma ci vuole.
Siamo capaci quindi di fare quel passo in più?

by angy

giovedì 15 aprile 2010

PROGRAMMA CAPITOLO REGIONALE

Sabato 24 Aprile
16:00 Inizio assemblea: relazioni e condivisione
20:00 Cena
21:30 Momento di Preghiera

Domenica 25 Aprile
7:30 Sveglia
8:00 Lodi
8:30 Colazione
9:30 Momento Elettivo
12:00 Messa
13:30 Pranzo, pulizie e partenze
(gli orari della Messa e del pranzo sono indicativi)


La partecipazione al Capitolo avrà un costo di 20 € a testa. Vi invitiamo a portare il sacco a
pelo e un modulo o un materassino perché alcuni di noi avranno la fortuna di ricevere una
sistemazione decisamente francescana... (in terra insomma!).
Cerchiamo di favorire la partecipazione più alta possibile a questo momento!