lunedì 25 marzo 2013

Non fatevi rubare la Speranza!

La fraternità sta camminando da qualche tempo riflettendo sulle virtù e non appena terminate quelle cardinali abbiamo vissuto per cominciare quelle teologali, anche in occasione dell'anno della fede un ritiro di preparazione alla Pasqua proprio sul tema della fede. Concluderemo questa parte di cammino con il prossimo incontro che riguarderà la carità, ma oggi abbiamo parlato e discusso riguardo la speranza. 
Ci piace condividere con tutti voi alcune delle parole, che come si suol dire cadono "a fagiolo", che parlano in più punti della speranza, tratte dall'omelia di Papa Francesco della messa di ieri, Domenica delle Palme.

"[…]Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima.

Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. È grande l’amore di Gesù. […]

E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili[…] E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo[…] Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, NON LASCIATEVI RUBARE LA SPERANZA! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù.

Seconda parola. […]Come entra Gesù in Gerusalemme? La folla lo acclama come Re. E Lui non si oppone, non la fa tacere. Ma che tipo di Re è Gesù? Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più; ha quel senso della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura; entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce!

Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Gesù prende su di sé... Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche - ciascuno di noi lo sa e lo conosce - i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.

Oggi in questa Piazza ci sono tanti giovani: […] Ecco la terza parola: giovani! Cari giovani, […]Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. […]
Tre parole: gioia, croce, giovani.
Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita. Così sia".


giovedì 14 marzo 2013

qui sibi nomen imposuit FRANCISCUM!

Città del Vaticano, 13 Marzo 2013, pochi minuti dopo le 19. Piazza S.Pietro è stracolma, una distesa di ombrelli sotto la pioggia battente. Sotto quegli ombrelli circa 150 mila nasi all'insù, Babele di curiosi e oranti rivolti al cielo (e al comignolo della cappella Sistina).
Comincia ad uscire una debole cortina di fumo: sarà certamente nera dicono i giornalisti in diretta, ma bastano pochi secondi per non avere più dubbi, è bianca! E' bianca!!! Bianchissima!
Prendono inesorabilmente a suonare le campane a festa, una grande festa! Cominciano le urla a squarciagola, quegli stessi ombrelli cominciano a manifestare la gioia di chi li sostiene aperti, una danza "su e giù" di ombrelli e di bandiere e di colori e di lingue! La Chiesa ha un PAPA!

Nell'ora successiva l'entusiasmo lascia un po' di spazio alla fatidica domanda, chi sarà? Il biblista teologo Ravasi? L'arcivescovo di Milano Scola? Il francescano O'Malley? Il simpatico quanto profondo Dolan? Ma tanti altri nomi i bookmakers avevano pronunciato nelle ultime settimane e soprattutto nelle ultime ore: Tagle,Turkson, Ouellet ed altri. Poi comincia l'altra grande curiosità e la divinazione onomastico-pontificale del prossimo papa: ci sono stati 23 Giovanni, 16 Benedetto, 13 Leone, 12 Pio, mai usati Marco, Luca e Matteo.
Il popolo di Dio freme, trascorre più di un'ora nella quale sale la tensione, la curiosità e la gioia.
Ma la sorpresa non tarda, si accendono le luci della loggia centrale che sovrasta la basilica e quindi la piazza, occhi fissi là.

Annuntio vobis magnum gaudium: habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum Georgium Marium, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscum!

A voi la possibilità di rivivere con questo video l'emozione che tutti noi abbiamo provato ieri sera.



gifrasinalunga

martedì 12 marzo 2013

i Temperanti..

La Temperanza è raffigurata come una figura 

femminile che impugna una spada strettamente legata da nodi, 

simboleggiante come essa non ricorra alla forza. 

Indossa una lunga tunica ed ha il capo coperto da un cappuccio.

Durante l'ultimo incontro la fraternità ha affrontato la quarta virtù cardinale, la temperanza. Abbiamo visto, aiutati dal Catechismo della Chiesa Cattolica in cosa consiste, come la temperanza moderi l'attrattiva dei piaceri e renda capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati [cfr CCC1809]. Ma anche come essa assicuri il dominio della volontà sugli istinti e mantenga i desideri entro i limiti dell'onestà.
Ci siamo chiesti come questi paroloni potessero dire qualcosa al nostro cuore, alla nostra vita. Cosa significa "beni creati"? Di cosa si tratta quando si parla di "limiti dell'onestà"?
Cosa vuol dire concretamente "orientare al bene i propri appetiti sensibili"?

Alla luce di quanto detto anche in merito al grande argomento della castità, del tempo che divora tutto, del cercare di prendere provvedimenti nelle nostre piccole "infermità", ecco un brano su cui riflettere...

Dal libro del Siracide (5,1-8)

Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: -Basto a me stesso-.
Non seguire il tuo istinto e la tua forza, 
assecondando le passioni del tuo cuore.
Non dire:- Chi mi dominerà?-,
perché il Signore senza dubbio farà giustizia.
Non dire: - Ho peccato, e che cosa mi è successo?-,
perché il Signore è paziente.
Non essere troppo sicuro del perdono
tanto da aggiungere peccato a peccato.
Non dire:- La sua compassione è grande;
mi perdonerà i molti peccati-,
perché presso di lui c'è misericordia e ira,
e il suo sdegno si riverserà sui peccatori.
Non aspettare a convertirti al Signore
e non rimandare di giorno in giorno,
perché improvvisa scoppierà l'ira del Signore
e al tempo del castigo sarai annientato.
Non confidare in ricchezze ingiuste:
non ti gioveranno nel giorno della sventura.

Attenti però a non giungere a conclusioni affrettate senza prima una dovuta riflessione. Per esempio l'ira di Dio è una categoria tipicamente presente in questi libri della Bibbia (sapienziali); non pensiamo ad un Dio esageratamente umano o dalle peculiarità umane. Il nostro Dio non è un Dio che aspetta un po', e dopo un po' si arrabbia e manda castighi perchè si è stufato (anche se forse ne avrebbe anche ragione): il suo amore, la sua pazienza e la sua misericordia sono sconfinati; è il suo amore della e per la libertà che ci permette di scegliere. Il male nella nostra vita c'è e basta, e quanto spesso lo scegliamo? Ma se noi impariamo a discernere il nostro bene dal nostro male (non quelli oggettivi, ma quelli della nostra vita), e impariamo a non "rimandare di giorno in giorno"(Sir), il tempo del castigo, inevitabile nella nostra vita, non ci coglierà impreparati.

sabato 9 marzo 2013

"Gifrini.. gifrini ovunque!!" D:


Ebbene si, siamo arrivati al giorno fatidico.. quindi:
prepara lo zaino, saluta i parenti e parti!! la Fraternità di Sinalunga al completo verso S.Maria degli Angeli!! :D
"Sarà il solito ritiro" ho pensato... ma quando alla reception ci hanno salutato come "Gruppo toscana" ho subito percepito che non sarebbe stato "il solito ritiro".
Il titolo la dice lunga... GIFRINI OVUNQUE XD, capisci che sei parte di una realtà ancor più vasta delle fraternità locali, regionali...
Non sei che una piccola goccia nell'oceano... e quell'oceano di 600 persone faceva una certa impressione!!
Tutto nel perfetto stile Gi.fra, ma ogni ritiro o capitolo che si rispetti ha il suo tema principale...
I temi di quest'anno erano abbastanza tosti e ammetto che la cosa mi spaventava abbastanza:
La Chiesa e la disabilità; la Chiesa e la sessualità ad ampio raggio e il diverso orientamento emotivo-sessuale
(omosessualità); la Chiesa, il divorzio e i divorziati.
Perché mi spaventavano? Parlare di certe tematiche scottanti in gruppi non di 10 persone, ma di 200 persone.. un po' di strizza ti viene.
E come è andata? tanto ascolto e accoglienza.. un'aria diversa dalle solite polemiche "da bar" di fronte a verità che spesso ci mettono in difficoltà.
Ma queste difficoltà da cosa derivano? Forse sono io, forse è l'aria che si respira ultimamente... o sono semplicemente i miei occhi?!
Abbiamo trattato di cose VISTE dalla chiesa, ma come la guardiamo NOI la Chiesa?

Durante l'incontro sull'omosessualità un Frate ci ha fatto notare il cosa vuol dire scegliere di essere cristiano, cosa comportano certe scelte, una sorta di "libretto delle istruzioni del buon cristiano/gifrino/ecc"
Ma quanto abbracciamo veramente la nostra scelta? Siamo nella coerenza o nella selezione del "più comodo possibile"?

Perché prima ho parlato di occhi? Sono proprio quelli che spesso sbagliano, tendono a aggirare i problemi o accomodarsi.
è un gioco di sguardi.
Il nostro deve essere un' innamoramento, se io abbraccio la Chiesa è perché ne sono innamorata e lo sguardo deve fare lo stesso.

Spesso ci capita di evitare discorsi o dire "e ma la chiesa ecc" e si finisce per dire un po' le solite cose, e in quel
momento il nostro sguardo è schivo, a volte perplesso...a volte non siamo veramente capaci di ricambiare lo sguardo di Gesù e della Chiesa.

Il nostro sguardo non sempre è alla ricerca, non sempre accoglie le difficoltà della Chiesa stessa.. non sempre la guardiamo con l'amore che professiamo e ogni anno PROMETTIAMO!!
Ebbene si, PROMETTIAMO!!


E' un mandato, noi "siamo fiaccole di speranza", ma se davanti a certi problemi chiudiamo gli occhi, come pretendiamo di vederci chiaro?

"Voglio vederti Signore" non è solo il canto che abbiamo imparato all'inizio e che il coro ha interpretato da Dio :D, ma è un desiderio!! E' la nostra guida nell'agire.
Lui ci cerca nel buio della nostra disperazione, del nostro peccato, ma sta a noi vedere, cercare il suo sguardo, chiamarlo!!

Io non sono tanto brava con le parole, e ce ne sarebbero di cose da raccontare riguardo a quello che la fraternità ha vissuto in quei 3 giorni.. sarà il nostro sguardo a parlarvi :)

Il "solito ritiro"?? ma quale "solito ritiro"??



"L' Uomo che è in te"

‎"Se dici: Fammi vedere il tuo Dio, io ti dirò: Fammi vedere l'uomo che è in te, e io ti mostrerò il mio Dio. Fammi vedere quindi se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano.
Infatti quelli che vedono con gli occhi del corpo, percepiscono ciò che si svolge in questa vita terrena e distinguono le cose differenti tra di loro: la luce e le tenebre, il bianco e il nero, il brutto e il bello, l'armonioso e il caotico. 

La stessa cosa si può dire di quanto è di pertinenza delle orecchie e cioè i suoni acuti, i gravi e i dolci. Allo stesso modo si comportano anche gli orecchi del cuore e gli occhi dell'anima in ordine alla vista di Dio. Dio, infatti, viene visto da coloro che lo possono vedere cioè da quelli che hanno gli occhi. Tu hai gli occhi della tua anima annebbiati per i tuoi peccati e le tue cattive azioni. Come uno specchio risplendente, così deve essere pura l'anima dell'uomo. Quando invece lo specchio si deteriora, il viso dell'uomo non può più essere visto in esso. Allo stesso modo quando il peccato ha preso possesso dell'uomo, egli non può più vedere Dio.

Ma se vuoi, puoi essere guarito. Affidati al medico ed egli opererà gli occhi della tua anima e del tuo cuore. Chi è questo medico? È Dio! Se capisci queste cose, o uomo, e se vivi in purezza, santità e giustizia, puoi vedere Dio."

Dal «Libro ad Autolico» di san Teofilo di Antiochia, vescovo
(PG 6, 1026-1027. 1035)