
giovedì 28 ottobre 2010
questo siamo noi..

sabato 23 ottobre 2010
Dalla festa di Halloween alla trappola dei satanisti

da avvenire.it
È giovane, tanto giovane: «Negli ultimi tempi – ricorda, sottovoce, gli occhi timidamente feriti – mi ero ritrovato a vagare per la strada senza più ricordarmi chi ero, da dove venivo e che cosa stavo facendo lì. Ho subìto sesso, droga e violenze, che però non vorrei raccontare». Leonardo (nome di fantasia, ndr) è nato in una cittadina del Nord e deve compiere ancora vent’anni. I satanisti gli avevano sbranato il corpo e l’anima, dopo che era stato ingoiato dal buco nero sul quale s’era voluto affacciare la notte di Halloween.
«L’anno scorso stavamo parlando con gli amici di cosa fare la sera del 31 ottobre e pensavamo alla discoteca. Poi, fuori dalla scuola, ho visto una locandina per una festa di Halloween vietata a minori di sedici anni e un corso gratuito per diventare "cacciatori di streghe". La grafica era molto accattivante...».
Alle undici della sera del 31 ottobre 2008 Leonardo raggiunse il locale indicato su quel manifesto. Un posto seducente e «suggestivo – ricorda Leonardo –, perfetto per Halloween. Eravamo tutti mascherati e la musica era veramente bella». Le scenografie erano quelle caratteristiche per questa nottata: «Dal soffitto, oltre alle zucche, penzolavano manichini di impiccati e pipistrelli insanguinati. Le poltrone avevano disegnati scheletri. Alle pareti si vedevano quadri con immagini di serial killer, mi ricordo quella di Charles Manson (che negli Usa ebbe come soprannome " mister Satan", ndr)».
Tuttavia, al di là dei pupazzi e dei quadri più o meno macabri, il "meglio" era altro: «C’era possibilità di trasgredire in vari modi – va avanti Leonardo – sia per le diverse sostanze che circolavano, sia per il clima di eccitazione, anche sessuale, che c’era». Così «la serata è stata molto divertente, anzi direi entusiasmante».
Quasi alla fine si avvicinò il proprietario del locale: «Ha chiesto, a me e ad altri ragazzi, se volevamo fare il corso pubblicizzato nel manifesto e ci ha dato un numero di telefono». Il buco nero sta spalancandosi davanti ai loro piedi. «Chiaro che non prendevo sul serio la frase "cacciatori di streghe", ma, ingenuamente e per curiosità, volevo vedere cosa m’avrebbero detto. Poi ho telefonato e mi hanno dato un indirizzo, non era lontano da casa e sono andato».
Un appartamento che è una specie di ufficio. Lo accoglie una ragazza sulla trentina, che annota il suo nome, cognome, indirizzo e telefono: «Oggi non c’è l’organizzatore, ti richiameremo». Lo fanno qualche giorno dopo, invitandolo a tornare in quell’ufficio per «iniziare il corso». Si ritrova «in una saletta con altri cinque coetanei, tre ragazzi e tre ragazze». Arriva una signora e «fa discorsi che all’inizio mi sono sembrati un po’ strani, ma anche interessanti, che non avevo mai sentito».
Quella donna spiega loro che «la notte di Halloween è stata un momento molto particolare: la notte migliore dell’anno, in cui si concentrano tutte le energie cosmiche dell’universo, con un grande potenziale positivo ed esoterico». S’infila come una lama nell’ingenuità della loro giovanissima età (fino a tirar fuori «la speciale atmosfera che avevamo vissuto quella notte in quel locale», ricorda bene Leonardo), spiega che «per la nostra partecipazione a quella festa eravamo dei privilegiati». La signora li sta tenendo in pugno, affonda il colpo e la sua voce diventa sibilo affilato: «Ora appartenete al dio Samain e per voi si apre una nuova vita. Realizzate i vostri sogni, darete libero sfogo ai vostri piaceri». L’ultima frase la urla: «Niente e nessuno potrà impedirvi di realizzare i vostri piaceri!». Il gioco è fatto: i sei ragazzi sono suoi.
Da quel giorno «ho iniziato a frequentare questo gruppo una volta alla settimana – prosegue Leonardo –. All’inizio mi piaceva andarci. La signora una volta ci ha definito come una "scuola energetica"». Ma poi gli incontri si sono fatti sempre più pesanti e duri per me, sinceramente iniziano a svanire i miei ricordi e io stesso non voglio più ricordare».
Il racconto adesso è tutto d’un fiato. «Mi hanno costretto ad odiare chiunque: genitori, parenti, insegnanti. Sono scappato quattro volte di casa. Mi hanno messo in testa che solo la "scuola energetica" poteva capirmi e risolvere i miei problemi». Ma era fondamentale «sempre mantenere il massimo segreto: nessuno doveva sapere dove andavamo e chi incontravamo, altrimenti non saremmo riusciti ad acquistare i poteri promessi. Ho subìto tanto male che non vorrei però raccontare»: sesso, droghe e violenze. Perché quella "scuola energetica" non era altro che un gruppo satanico ben organizzato.
Lo salvano mamma e papà: «Mi hanno portato in ospedale, ho iniziato una ricostruzione della mia vita e della mia psiche». Ora Leonardo alza fieramente lo sguardo: «Spero tutti si rendano conto del bisogno di maggiore vigilanza da parte di genitori e insegnanti. Perché non capiti ad altri quello che è successo a me».
Pino Ciociola
giovedì 21 ottobre 2010
Oreb 2010/11 Beato te Francesco
martedì 19 ottobre 2010
il nome di Gesù in Cina
giovedì 14 ottobre 2010
Il Rosario, Scrigno che ci apre a Cristo

da Avvenire.it
di Giacomo Gambassi.
Cita il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin che in una sua lettera scriveva: «Nel Rosario tutta la nostra vita si cristianizza attraverso lo sviluppo dell’Ave Maria». «Ecco, proprio questa forma di preghiera che definirei unica ci dà modo di assimilare ciò che Cristo ha vissuto e quanto la Chiesa proclama e celebra», spiega il monfortano padre Stefano De Fiores, docente alla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» e presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana.
Da secoli il mese di ottobre ha al centro il Rosario. Una tradizione con radici precise. «Richiama la battaglia di Lepanto dell’ottobre 1571 in cui si sono affrontate le flotte dell’Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa – afferma De Fiores –. La vittoria è stata attribuita alla Madonna del Rosario da san Pio V il quale, ancora prima di avere informazioni precise, aveva dato la lieta novella sottolineando che era stato fermato un pericolo per l’Europa. Da qui la volontà di dedicare questo mese alla valorizzazione del Rosario».
Una preghiera che il mariologo definisce una «pratica senza eguali fra gli esercizi di pietà e le espressioni di devozione che caratterizzano l’Occidente cristiano». Giovanni Paolo II, all’inizio del suo pontificato, nel 1978, l’aveva chiamata «la mia preghiera prediletta». E De Fiores ricorda che papa Wojtyla vedeva nel Rosario «una contemplazione dei misteri di Cristo con il cuore della Madre». «Grazie allo sguardo di Maria – aggiunge il docente – troviamo come in uno scrigno prezioso la vita di Cristo in tutte le sue valenze. Basti pensare alla quadriforme espressione dei misteri: gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. Quindi si tratta di continuare nella Chiesa quella contemplazione di Gesù iniziata dalla Vergine».
Fulcro è l’Ave Maria recitata dieci volte in ogni mistero. «La ripetizione appartiene alle religioni. Non abbiamo altri modi di interiorizzare ciò in cui crediamo se non seguendo questa strada. La mentalità razionalista ritiene che sia sufficiente presentare un concetto appena una volta per comprenderlo. Invece le verità di fede vanno fatte proprie e ripensate. In effetti serve unaruminatio».
E con le dita che sfiorano i grani della corona il Rosario diventa preghiera tattile. «Il corpo non può essere assente – chiarisce il mariologo –. Direi che più le mani si muovono, più si è portati a meditare. Oggi si parla giustamente di una spiritualità del corpo: il corpo aiuta l’anima a elevarsi. E la corona consente che ci sia una partecipazione integrale nella preghiera».
Ma il Rosario non è una pratica a sé. Del resto Paolo VI lo definiva un «supporto» alla liturgia. «Per questo – aggiunge De Fiores – è bene che il Rosario sia collegato alla liturgia. Così i tempi liturgici possono influire sulla scelta dei misteri. Perché, ad esempio, il 6 gennaio non accennare all’Epifania di Cristo proprio nei misteri? E questa armonizzazione con la liturgia è stata ben mostrata dal magistero pontificio in cui il Rosario è ritenuto un efficace compendio del Vangelo».
Da qui il richiamo a uno "stile" che la preghiera mariana può assumere. «Per essere toccati dalla sua bellezza servono pause di silenzio, un bel canto del Gloria a lode della Trinità e soprattutto la proclamazione della Parola. Infatti si tratta di una preghiera eminentemente biblica, come ha evidenziato Benedetto XVI. Va quindi favorito il legame fra la Scrittura e il Rosario che non fa altro che meditare il Verbo attraverso il mistero dell’incarnazione, autentico perno di questa preghiera».
Comunque alcuni accorgimenti possono essere utili.
«Per avvicinare i giovani è possibile animate le "poste" (o decine) del Rosario secondo i linguaggi dei ragazzi e renderle vive con l’aggancio all’attualità. Oppure si può ricorrere a proiezioni di immagini artistiche che faranno del Rosario anche un mezzo di catechesi in quanto un’icona parla e spiega». Poi ci sono le intenzioni. «Due le ha esplicitate Giovanni Paolo II: la pace e la famiglia. Certo possono essere ampliate ai molteplici ambiti della vita. E, quando nella seconda parte dell’Ave Maria diciamo "Santa Maria…", entriamo in una dimensione di intercessione con la quale ci affidiamo alla Madre di Dio».
NON ESISTE... IL CASO.

E sono tanto contento.
E lo vorrei dire ai piccoli, ai più piccoli fra di voi, miei amici, ve lo vorrei dire come si dice un segreto tanto semplice ma importante, molto importante: come una di quelle verità a cui si giunge dopo aver camminato molto, pensato molto, e che si dice tutto in poche parole, ma capaci di risolvere problemi enormi; problemi che ti hanno impegnqato tutta la vita e attorno ai quali hai girato, girato inutilmente, affaticandoti e complicando all'infinito le cose più semplici.
Ecco il segreto: il caso non esiste.
Il caso è una parola fuori senso, e anche se ricorre all'infinito nel nostro modo di pensare ed agire, è un puro fantasma, è la soluzione sbagliata di un problema, è un qualcosa accettato da autentici inconscienti o meglio da ciechi.
Il caso non esiste.
A meno che "caso" non intendiamo ciò che dice così bene Anatole France con questa stupenda espressione : - Il caso è lo pseudonimo che Dio usa quando non si firma personalmente -.
No, il caso non esiste.
Esiste solo la volontà di Dio, volontà che riempie l'universo intero, guida le stelle, determina le stagioni, chiama ogni cosa per nome, dà la vita e dà la morte, provvede alle creature, le veste di bellezza e di armonia e soprattutto vuole la salvezza di tutti, vince il male, costruisce il suo regno che è regno di giustizia e di pace, regno di verità e di amore, regno di resurrezione e di vita.
Nulla sfugge a questa volontà.
Non una cellula è fuori posto, non un atomo è lì per caso, non un numero è senza conto nell'universo intero.
La storia, che è la manifestazione di questo indicibile e possente lavorio, sovente nascosto, incomprensibile e doloroso, è dominata perfettamente da questa volontà che la conduce verso la sfolgorante manifestazione dei Figli di Dio.
Il male, l'oscurità, la sofferenza, la morte fisica sono solo tappe necessarie al grande cammino che stiamo tutti compiendo per rendere più vera, più luminosa, più comprensiva e più evidente la vittoria di Dio.
D'ora innanzi non dirò più "è un caso", dirò pregando : - E' la Tua volontà, o mio Signore - .
mercoledì 13 ottobre 2010
appuntamento importante..
Promessa Fraternità Lucignano
