venerdì 25 dicembre 2009


E ogni volta che diceva "Bambino di Betlemme" o "Gesù", passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. [FF470]

Queste sono le parole che hanno accompagnato il mio tempo di attesa di questo bellissimo giorno che è il Natale. Queste sono le parole che mi hanno fatto riflettere. Queste sono le parole che voglio regalarvi nella semplicità che ci contraddistingue insieme ad un invito che per primo mi sono "autoproposto", di fermarci qualche minuto anche noi, come faceva Francesco, assaporando quel nome, gustando come dicono le fonti la dolcezza di quelle parole. Allora togliamo dalla nostra mente le lucine, gli addobbi, la neve spray ecc ecc...e fermiamoci un pò, ripetiamolo questo nome dentro di noi e gustiamo...
un fraterno abbraccio
Riccardo e il consiglio
augurano a tutti i gifrini e a tutti i lettori
un Santo Natale nel Signore Gesù

giovedì 24 dicembre 2009

NEVE E PENSIERI


Durante questi giorni innevati, tutto può succedere! Pallate di neve, pupazzi, ma anche code e ritardi dei treni...

Proprio durante uno di questi ritardi, mi sono messo a pensare un pò... vi rendo partecipi delle mie riflessioni.



1.GLI ALBERI

Per strada si vedono alberi bianchi. Le foglie non le hanno più, ma al loro posto si è appoggiata sui rami una morbida coperta di neve.

E' un'immagine molto poetica.

Presi però dal nostro romanticismo, non ci accorgiamo, o ci dimentichiamo, che l'albero soffre! Soffre perchè quella che noi chiamiamo "neve soffice", per l'albero è pesante e i suoi rami si chinano.

Se l'albero avesse movimenti propri, forse si scuoterebbe per liberarsene... ma noi lo considereremmo ancora bello come prima? Certo che no! Senza foglie, con i rami secchi sembra più un albero per streghe! E allora cosa fare? preferiamo che l'albero soffra però si mostri a noi bello oppure che stia bene, ma spoglio e secco?

A volte noi ci comportiamo come gli alberi! Per apparire è necessario soffrire. Non solo riguardo al classico detto "per belli apparire bisogna soffrire", ma quante volte dobbiamo nascondere i nostri sentimenti per non preoccupare gli altri? Come la mamma che, mentre il bambino si fa male, anziche mostrare la sua preoccupazione, resta calma per non spaventare suo figlio.

Oppure nascondiamo una lacrima per non rovinare una festa... secondo la logica dell'Ego dovremmo stare bene noi, ma, a volte, per donare bellezza agli altri bisogna sacrificarsi.


Questo però fino ad un certo punto perche troppa neve spezzerebbe il ramo...



SOFFIO DI FIOCCHI


Quando si è bambini si aspetta con ancor di più la neve! Non solo perchè è bella e ci si può giocare, ma soprattutto perchè con la neve non si va a scuola!!!


Ecco allora che mi viene in mente un episodio di quando ero bambino: mi ricordo che dalla finestra di camera mia vidi la neve!!!! Ero felicissimo e allora mi bardai di guanti, berretta e sciarpa e chiesi al babbo e alla mamma di uscire. Corsi allora in piazza sotto i fiocchi... ma qualcosa non tornava!


I fiocchi c'erano, si attaccavano come potevano e faceva freddo, ma il cielo era stellato!


Non stava nevicando a Chiusi!


La neve che cadeva era trasportata dal vento. Stava nevicando, ma non a casa mia. Nevicava nei paesi vicini. Non a Chiusi! E così me ne tornai a casa sconsolato.
Quante volte ci capita di essere felici per eventi che capitano ad altri, ma poi ci lasciano quell'amaro in bocca, perchè queste belle cose non sono capitate a noi! Io ero felice perchè la neve mette allegria, però questa neve sarebbe stata fonte di gioa per altri, non per me!

FINE

Tommaso Provvedi

domenica 20 dicembre 2009

Il settenario di Natale

La Chiesa apre oggi la serie settenaria dei giorni che precedono la Vigilia di Natale, e che sono celebrati nella Liturgia con il nome di Ferie maggiori. L'Ufficio ordinario dell'Avvento assume maggiore solennità; le Antifone dei Salmi, alle Laudi e alle Ore del giorno, sono proprie del tempo e hanno un rapporto diretto con la grande Venuta del Bambino di Betlemme. Tutti i giorni, ai Vespri, si canta una grande Antifona che è un grido verso il Messia e nella quale gli si dà ogni giorno qualcuno dei titoli che gli sono attribuiti nella Scrittura. Il numero di queste Antifone, che sono dette comunemente antifone O dell'Avvento, perché cominciano tutte con questa esclamazione è di sette nella Chiesa romana, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e si rivolgono tutte a Gesù Cristo.
(Dom Guéranger)

Il numero sette è il numero della perfezione per la Bibbia.
Altre Chiese, nel medioevo, ne aggiunsero ancora due: una alla Santissima Vergine, O Virgo Virginum! e una all'Angelo Gabriele, O Gabriel!. Ed erano così nove. Nove, come i mesi che una donna impiega a far germogliare in sé il fiore della vita. Se pensate bene, potremmo vedere nella scena dell’Annuncio dell’Angelo a Maria tutte queste invocazioni schierate una accanto all’altra. In quel dialogo che sono le Antifone, tra Maria e Gabriele, ci sta il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, chiamato sapienza, chiave, germoglio, astro, Signore, Re, Emmanuele. La Salvezza attesa dai popoli.

Oggi, il Messia lo invochiamo con il titolo di Sapienza. Che cos’è la sapienza? La sapienza ha a che fare con il bene e nella fattispecie con la delicatezza, la grazia e il discernimento. Essa segna l’amore e la sensibilità per il particolare, per il dettaglio, per poter poi cogliere tutto nell’insieme. Essa serve primariamente alla formazione della coscienza e a dare quindi giudizi giusti sulle realtà che ci circondano. Ella ci aiuta a leggere con equilibrio la realtà quotidiana della vita e a mettere in rapporto il vero con il bene.

Essere sapienti non significa sapere tutto. Non significa dare risposte a tutto. Vuol dire imparare a porre le domande giuste. Colui che offre risposte a tutto non è saggio, bensì saccente. Ecco allora che saggezza vuol anche dire anche imparare dagli errori commessi. Come ci insegna la Sacra Scrittura. I profeti sbagliano e così pure gli apostoli.
Ma, come individuare gli errori?
La parola sapienza, che qui consideriamo, sulla scia dell’antifona al Magnificat, come sinonimo di prudenza, viene dal latino sapere, che vuol dire sapore, gusto. E la prudenza, presa in questa accezione, ci fa proprio entrare nella dimensione del gusto delle cose. E’ come se fossimo chiamati a mangiare e ruminare le situazioni, i pensieri. A riflettere. In che modo? Imparando a fare discernimento. Non prendendo nulla per scontato, in modo superficiale.
Chiediamo al Signore di illuminarci con la Sua presenza sapiente, che dia gusto alle cose che viviamo. Che ci aiuti a non fuggire la realtà che ci troviamo ad affrontare.

sabato 19 dicembre 2009

Natale con Francesco, in semplicità e povertà...


Francesco d'Assisi è il santo del presepe. Qui di seguito vediamo, da un passo delle fonti francescane, la descrizione della notte del 25 dicembre 1223 come ce la racconta Tommaso da Celano.

"C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.

Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.

Il Santo è li estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.

Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali, perché era diacono e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù, infervorato di amore celeste lo chiamava "il Bambino di Betlemme", e quel nome "Betlemme" lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva "Bambino di Betlemme" o "Gesù", passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Banibinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia".
[FF 468-470]

Francesco d'Assisi è il santo del presepe. Ma non già di un presepe che è semplice teoria cangiante di frulli d'ali angeliche e di belati di pecorelle, di ingenui pastori adoranti e di solenni magi che si avviano in fantasmagorico corteo alla grotta del neonato re dei giudei. Per Francesco il presepe non si esaurisce nel ritmare i sogni innocenti dei bimbi o i rimpianti nostalgici degli adulti. Il presepe è per lui la drammatizzazione dell'amore che spinse il Figlio di Dio a farsi figlio dell'uomo a costo anche di venire al mondo e di vagire tra ragnatele e fieno e alito pesante di animali. (Marco Adinolfi ofm)

giovedì 17 dicembre 2009

in attesa del Natale...


Questa sera, fra un cappotto e una sciarpa abbiamo affidato il nostro tempo di attesa della nascita di Gesù a Maria pregando insieme la corona francescana dei 7 gaudi di Maria chiedendole l'intercessione presso il Padre di aiutarci a camminare verso Lui...

e questo tempo di attesa continua!!! -8giorni!

mercoledì 16 dicembre 2009

Deo gratias

Nella terza domenica di Avvento, presso il santuario "Maria SS.ma del Rifugio" in Sinalunga si è svolto il Capitolo Locale della Fraternità della Gioventù francescana con l'elezione del nuovo Consiglio Locale alla presenza del Presidente Regionale della Gifra Dario Giugni, del Ministro OFS locale Gianfranco Ulivi e dell'Assistente Regionale della Gifra P. Alessio Maria Prosperi OFM.
Dopo aver pregato in mattinata davanti a Gesù Sacramento e aver invocato l'intercessione dello Spirito Santo i gifrini si sono apprestati alla votazione che ha visto eleggere in qualità di presidente Insero Riccardo, vicepresidente Tommaso Provvedi e consigliera Rachele Botti.

Per coloro che per la prima volta sentono parlare di Gioventù Francescana, essa è la fraternità di giovani che si sentono chiamati dallo Spirito Santo a fare l'esperienza dela vita cristiana alla luce del messaggio di San Francesco di Assisi, all'interno della famiglia francescana. A motivo della scelta francescana vissuta nella secolarità, i giovani maturano la loro vocazione nell'ambito della famiglia dell'Ordine Francescano Secolare di cui la gioventù Francescana è parte integrante (art.1 "Il Nostro Volto").

Nella fraternità di Sinalunga i giovani si ritrovano ogni giovedì sera al Santuario di Sinalunga della Madonna del Rifugio alle ore 21 per confrontarsi insieme su tematiche attuali, pregare, meditare la Parola. Nella vita quotidiana si ripromettono di avere la Chiesa come madre, il Vangelo come guida, l'Eucarestia al centro della vita e i poveri e gli ultimi come fratelli.

Per info visitateci sul nostro blog http://gifra-sinalunga.blogspot.com o su Facebook alla parola chiave gi.fra. Sinalunga.

Un augurio di pace e di buone feste in Gesù Bambino a tutti i lettori.

Elezioni della fraternità



Domenica scorsa, nel convento Madonna del Rifugio di Sinalunga, Santuario mariano della diocesi e sede della Gifra locale, è stato eletto il nuovo consiglio che guiderà la fraternità per i prossimi due anni. Il Consiglio è così composto:


Riccardo Insero
di Abbadia di Montepulciano- presidente
Tommaso Provvedi di Chiusi- vice-presidente
Rachele Botti di Siena- consigliera
Fr. David Gagrcic ofm di Cortona- Assistente spirituale

venerdì 11 dicembre 2009