La fraternità sta camminando da qualche tempo riflettendo sulle virtù e non appena terminate quelle cardinali abbiamo vissuto per cominciare quelle teologali, anche in occasione dell'anno della fede un ritiro di preparazione alla Pasqua proprio sul tema della fede. Concluderemo questa parte di cammino con il prossimo incontro che riguarderà la carità, ma oggi abbiamo parlato e discusso riguardo la speranza.
Ci piace condividere con tutti voi alcune delle parole, che come si suol dire cadono "a fagiolo", che parlano in più punti della speranza, tratte dall'omelia di Papa Francesco della messa di ieri, Domenica delle Palme.
"[…]Folla, festa,
lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha
risvegliato nel cuore tante speranze
soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non
conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha
mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e
l’anima.
Questo è Gesù.
Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i
nostri peccati. È grande l’amore di Gesù. […]
E questa è la prima
parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un
cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo
scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose,
ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce
dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili[…] E in
questo momento viene il nemico, viene il diavolo[…] Non ascoltatelo! Seguiamo
Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci
accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo
nostro mondo. E, per favore, NON
LASCIATEVI RUBARE LA SPERANZA! Non lasciate rubare la speranza! Quella che
ci dà Gesù.
Seconda parola. […]Come
entra Gesù in Gerusalemme? La folla lo acclama come Re. E Lui non si oppone,
non la fa tacere. Ma che tipo di Re è Gesù? Guardiamolo: cavalca un puledro,
non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di
forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in
Gesù qualcosa di più; ha quel senso
della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città
Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi
domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia
Isaia nella Prima Lettura; entra per ricevere una corona di spine, un bastone,
un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per
salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce.
Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende
il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce!
Penso a quello che
Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso.
Quello è il trono di Gesù. Gesù prende su di sé... Perché la Croce? Perché Gesù
prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro
peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la
misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male
infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi
è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve
lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al
denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il
creato! E anche - ciascuno di noi lo sa e lo conosce - i nostri peccati
personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e
verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con
la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione.
Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo abbracciata con amore mai
porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un
pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.
Oggi in questa
Piazza ci sono tanti giovani: […] Ecco la terza parola: giovani! Cari giovani,
[…]Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la
gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane,
sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con
Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete
bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che
ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete
vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel
dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e
che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. […]
Tre parole: gioia,
croce, giovani.
Chiediamo
l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con
Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del
cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta
la nostra vita. Così sia".
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