“Allora quel discepolo che Gesù amava
disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il
Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in
mare.”
Ho letto e ascoltato tante volte questo
Vangelo e ho sempre visto la scena con molta facilità nella mente: un uomo
lontano che chiama, Giovanni che scruta attentamente verso riva e alla fine
risponde. Pietro che si volta velocemente, capisce anche lui quello che sta
accadendo e in un batti baleno è in acqua, che annaspa verso riva. Mi ha sempre
fatto un po’ sorridere anche: “Pietro non si smentisce mai…” è così, vuol fare
tutto e subito, non sta troppo a pensarci, prende e si tuffa.
Ma se dopo i pensieri, quelli un po’ più
superficiali, iniziamo a ragionarci meglio scopriamo che questo è il primo
incontro tra Gesù e Pietro dopo un tradimento ribadito tre volte.
E adesso questo piccolo scorcio di Vangelo si
apre in maniera diversa nella mente: un uomo lontano che chiama, Giovanni che
scruta attentamente verso riva e alla fine risponde. Pietro che si volta velocemente
, capisce quello che sta accadendo e ha paura.
La paura del giudizio, l’insicurezza, il
senso di colpa: ti ho lasciato morire da solo. Ti ho lasciato morire,
innocente.
Il primo collegamento elementare che mi è
venuto da fare è quello con un altro tradimento. Giuda torna al tempio con i
denari e li consegna ai sacerdoti, ha capito quello che ha fatto: “ho ucciso un
uomo innocente”. ha paura. La paura del giudizio, l’insicurezza, il senso di
colpa: ti ho lasciato morire da solo. Ti ho lasciato morire, innocente.
La differenza è che Giuda si lascia vincere
dalla paura, che è cosa dell’Uomo (la vittoria estrema della paura sull’uomo,
il suicidio). Pietro – e c’è un motivo perché è Pietro – no: in lui il seme
dell’Amore piantato da Cristo è ben radicato. Ed è quel “tuffo” che ora prende tutto un
altro sapore: la voglia di riabbracciare, la gioia di un nuovo incontro, il
desiderio di perdono che sovrasta l’incertezza e la titubanza.
Ed è questo il miglior augurio che posso fare
a dei giovani in cammino (me in primis)! Seneca diceva “anche se il timore avrà
sempre più argomenti, scegli la speranza!”: che la paura del mondo, non vinca
mai la Gioia di Dio.
E la Gioia di Dio è alimentata da promesse…
quante volte il Vangelo ci fa promesse di felicità, di amore, di pace. E allora
non fa più tanta paura il mettersi davanti al Signore (sapendo che veramente “E’
il Signore!”) e parlargli con voce sincera e pulita: promettiamo di avere
l’Eucarestia, te stesso, al centro del nostro cuore; promettiamo di avere la
tua Parola di Amore sulle nostre labbra per persone che ancora non la conoscono
o non l’hanno capita; promettiamo di portare frutto nella nostra grande famiglia
che è la Chiesa e promettiamo l’aiuto e l’amore a chi è meno fortunato di noi,
a chi ci sta dietro e un po’ di speranza l’ha persa.
Non è né facile né scontato tutto questo, ci
saranno errori e paure, eppure in questo impegno c’è una gioia così autentica e
genuina!
Ecco cosa abbiamo fatto: ci siamo semplicemente
messi in gioco, ci “abbiamo messo la faccia” e ci siamo impegnati ad essere cristiani
Veri, che oggi come oggi è la cosa più importante!
Devo dirlo, anche adesso quando guardo il mio
Tau – simbolo della mia personale promessa al Signore – mi sento proprio pronta
a tuffarmi in qualsiasi lago! :D
Sara
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