“La Missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuova motivazione” (RM 2)
“L’evangelizzazione, innanzitutto! Essa deve diventare il vostro impegno prioritario e permanente. Davanti alle sfide del secolarismo e della scristianizzazione è necessario reagire con coraggio e insieme, con capacità innovativa, lucidità di analisi e fiducia nella forza dello Spirito santo…Il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell’esistente, ma della missione. E’ il tempo di proporre di nuovo, e prima di tutto, Gesù Cristo, il centro del Vangelo… Investite, dunque, valide energie pastorali…”
(Giovanni Paolo II, 27/10/2001).
Gli stessi Vescovi italiani in “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, hanno tracciato il cammino dei primi dieci anni della Chiesa, in questo terzo millennio, affermando che “il compito fondamentale della Chiesa è quello di comunicare il Vangelo… Il Vangelo è il più grande dono di cui dispongano i cristiani” (n.32).
Invitano ad “una conversione pastorale” (n.46), per giungere ad una “fede adulta e pensata” (n.50).
Gli stessi Vescovi italiani in “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, hanno tracciato il cammino dei primi dieci anni della Chiesa, in questo terzo millennio, affermando che “il compito fondamentale della Chiesa è quello di comunicare il Vangelo… Il Vangelo è il più grande dono di cui dispongano i cristiani” (n.32).
Invitano ad “una conversione pastorale” (n.46), per giungere ad una “fede adulta e pensata” (n.50).
Lo aveva già affermato Paolo VI: “Le condizioni della società ci obbligano a rivedere i metodi, a cercare con ogni mezzo di studiare come portare all’uomo moderno il messaggio cristiano” (EN n.3, in EV 5, 1590).
E Giovanni Paolo II, ai religiosi: “L’urgenza della nuova evangelizzazione (…) esige che i religiosi, oggi come ieri (…) continuino ad essere all’avanguardia stessa della predicazione dando sempre testimonianza del Vangelo della salvezza” (V centenario dell’evangelizzazione del nuovo mondo, Ai religiosi e religiose dell’America Latina, 29/06/1990).
Le missioni al Popolo hanno una lunga e feconda tradizione. Da molti secoli esse hanno svolto un prezioso servizio al risveglio della fede e della vita cristiana, portando frutti di rinnovamento, conversione e fervore. Esse rappresentano una forma e modalità specifica per realizzare l'essenziale vocazione della Chiesa a evangelizzare e operare un rinnovamento della vita di fede.
L'Esortazione Apostolica post-sinodale Catechesi tradendae rileva in proposito: "Le missioni tradizionali, spesso abbandonate troppo in fretta, e che sono insostituibili per un rinnovamento periodico e vigoroso della vita cristiana, bisogna appunto riprenderle e rinnovarle» (n. 47).
La missione fa sprigionare un insieme di energie umane e soprannaturali che nella pastorale ordinaria difficilmente vengono sollecitate. Nel nostro tempo in cui si avverte fortemente l'esigenza di una nuova evangelizzazione per ricostituire il tessuto cristiano delle comunità, le missioni al popolo costituiscono uno strumento da valorizzare sapientemente.
È bene concepire la missione al popolo come un "evento straordinario" ma da innestarsi nella pastorale ordinaria per finalizzarla allo stile pastorale missionario.
Ricordiamoci infine la sola cosa importante:
...evangelizzare è sempre opera di Dio e due cose possono bloccarla: il peccato e la paura.
Il peccato è di dire: “non serve a nulla”.
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Per il Motu Proprio di Benedetto XVI rimandiamo a http://cercatoridellaverita.blogspot.com/2011/10/un-primo-sguardo-non-pochi-sono-rimasti.html
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