domenica 7 aprile 2013

Quel mare di misericordia che si riversa sul mondo


da lanuovabq.it di Rinaldo Pozzi

«Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine che dipingerai con il pennello venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua». Plock, città polacca sulle rive della Vistola, 1931. Suor Faustina Kowalska (1905-1938), poi canonizzata da Giovanni Paolo II il 30 aprile del 2000, riceve l’ordine da Gesù Cristo, durante una delle sue apparizioni: «Questa domenica deve essere la festa della Misericordia».


«Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione – queste le parole annotate dalla Santa nel Diario voluto da Gesù stesso –. Concedo loro l’ultima tavola di salvezza, cioè la festa della Mia Misericordia. Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre».
Una vita di sofferenze nascoste quella di Faustina (come le stigmate che portava), un’esistenza mistica durata 33 anni, segnata dalle apparizioni celesti (la Madonna, Gesù Cristo, Dio, gli angeli e i santi) e dalla lotta contro il demonio (che per lei nutriva un odio particolare) per strappare le anime dalle fiamme dell’Inferno.

Sulle sue gracili spalle un compito imponente: implorare la Misericordia Divina per tutto il mondo grazie alle nuove forme di culto indicate dal Signore (l'immagine di Cristo con la scritta “Gesù confido in Te” e due raggi di luce che escono dal suo petto, la festa della Divina Misericordia, la coroncina e la preghiera alle tre del pomeriggio, nell'ora della sua morte) e con un nuovo movimento apostolico.

Una promessa che si ripete anche oggi, 7 aprile 2013, Domenica della Divina Misericordia: «Chi si accosterà alla sorgente della vita conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia».

Per ottenere questi doni, resi possibili dal calvario della Santa polacca, bisogna adempiere alle condizioni del culto alla Divina Misericordia essere in stato di grazia e ricevere degnamente la Comunione. Il quadro, oggi conosciuto in tutto il mondo, ma che Suor Faustina non ritenne mai all’altezza della bellezza di quel Gesù che continuamente le appariva, è strettamente legato al Vangelo di oggi, nel quale San Giovanni racconta l’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e l’istituzione del sacramento della penitenza.

Il Signore, consolando le lacrime della religiosa («Non nella bellezza dei colori, né del pennello sta la grandezza di questa immagine, ma nella Mia grazia») spiega il significato del ritratto: «Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. (…) Beato colui che vivrà alla loro ombra». Attraverso questo dipinto Gesù promette a tutti la salvezza eterna, progressi nel cammino verso la perfezione cristiana, la grazia di una morte felice e tutte le altre grazie, se chieste con fiducia.
Con i grani del rosario si può invece recitare la coroncina alla Divina Misericordia, dettata da Gesù a Santa Faustina nel 1935 a Vilnius (offrendo a Dio Padre «il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità» di Gesù Cristo per implorare misericordia per i propri peccati, del prossimo e del mondo intero).

Per tutti questi motivi, la Chiesa di Santo Spirito in Sassia (centro di spiritualità della Divina Misericordia ufficialmente istituito dal Cardinal Ruini nel 1994) è in preghiera dalla veglia iniziata ieri sera.
Non è da escludere che Papa Francesco, devoto di Suor Faustina, la ricordi durante il Regina Coeli e magari faccia addirittura una visita nella Chiesa a due passi da San Pietro, infrangendo il protocollo, secondo il suo stile.

Nel suo Diario la Santa, tra le terribili pagine dei suoi sei quaderni, ci regala infatti un episodio simpatico che ha a che fare con Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, di cui fa parte anche Papa Bergoglio. Nel luglio del 1935, il giorno in cui si festeggia il Santo, Suor Faustina, pensando a tutti gli ostacoli da superare per la fondazione della nuova congregazione lo rimproverava nei suoi pensieri («come può non venirmi in aiuto su questioni così importanti?») fino a quando, a un tratto, lo vide apparire sull’altare. «Figlia mia – le rispose il fondatore dei Gesuiti –, non sono indifferente alla tua causa. Questa regola si può adattare…». E indicando un grosso libro scomparve.

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