domenica 6 febbraio 2011

La vita buona del Vangelo

“La vita buona del Vangelo”


Noi religiosi siamo normalmente molto indaffarati e occupati, ma non è un’attività specifica lo scopo principale della nostra vita: coltiviamo i campi e curiamo le vigne, ma non siamo contadini, lavoriamo il ferro ma non siamo fabbri, insegniamo e offriamo formazione nelle scuole di ogni ordine e grado, ma non siamo professori, se abbiamo la responsabilità di un ospedale o di una missione, non siamo in primo luogo né medici o infermieri né missionari, lavoriamo con il mondo del disagio ma non siamo assistenti sociali. Noi religiosi non pensiamo di avere una missione o una funzione speciale, non vogliamo cambiare il corso e gli eventi della storia e del mondo, siamo semplicemente là dove siamo stati chiamati e posti. Secondo la chiamata che abbiamo ricevuto: seguire l’Agnello dovunque Egli vada. È proprio questa mancanza di obiettivi evidenti che dovrebbe rendere patente come solamente Dio sia la ragione d’essere, misteriosa, segreta e nascosta, della vita consacrata, attraverso la professione dei voti evangelici di povertà, castità ed obbedienza. Dio si manifesta come centro invisibile della nostra esistenza di consacrati, proprio in quanto non cerchiamo di fornire altra giustificazione di ciò che siamo.

Nel messaggio di questo anno dei Vescovi italiani ai religiosi, intitolato“Testimoni della vita buona del Vangelo”, i presuli mettono in evidenza la profonda valenza educativa della vita consacrata agli occhi del mondo, e di quello giovanile in particolar modo. Il mondo dei religiosi è sempre stato di stimolo all’ambito educativo perché ha ininterrottamente insistito nel suo voler cercare il vero e profondo senso di ciò che si vive, cercando di tradurre in scelte quotidiane e ordinarie le convinzioni più profonde che lo animavano, e tentando di non lasciarsi influenzare dal pensiero e dalla prassi della maggioranza quando questi si discostassero dalle vere e radicali esigenze del Vangelo di Cristo. E questo, nella storia, ha fatto sì che tanti religiosi diventassero modelli di riferimento e veri e propri educatori. Nella creatività dello Spirito e in obbedienza all’esempio e alla Parola di Cristo.

In un celebre passaggio dell’Evangelo di Marco viene riportata la domanda di un giovane desideroso di camminare nella strada della perfezione: “Maestro buono, che cosa devo fare per aver in eredità la vita eterna?” La domanda è diretta e Gesù non vi si sottrae. Ma prima di dare una risposta al giovane ed entusiasta interlocutore, lo sprona a non fermarsi alla superficie e gli pone una contro-domanda: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo”. In questo breve ma intenso passaggio risulta chiara una cosa: Gesù vuole suscitare nell’interlocutore la domanda circa i fondamenti della propria vita spirituale e soprattutto la sua qualità. Infatti, se il giovane pone di più l’attenzione sulla dimensione del fare (cosa devo fare?) Gesù lo porta sul piano dell’essere e nella fattispecie della bontà, cioè sul piano di Dio. Gesù da eccellente pedagogo, conduce il giovane alla edificazione delle fondamenta e va quindi al nocciolo della questione. La bontà di Dio è il cuore di tutto. In che cosa consiste questa bontà? È la stessa vita di Dio, è il Suo Vangelo, è il Suo Regno. Difatti il giovane riconosce che è Lui il Buono, il Buon Pastore. Ad immagine del Padre.

Allora, il sostanziale motivo per cui uomini e donne così numerosi, e tra loro così diversi, decidono di mettersi alla Sua sequela, è la chiara ed inequivocabile fiducia nella bontà di Dio. È l’esperienza e la percezione della bontà di Dio e della vita da Lui donata che suscita nel cuore del credente il desiderio che è a sua volta il motore di tutte le dimensioni della vita umana: affettiva, volitiva e razionale.

Come il giovane ricco, di evangelica memoria, anche noi abbiamo cercato e trovato Qualcuno che ci amasse e ci insegnasse in questo modo a desiderare. Gesù ci ha amorevolmente e pazientemente proposto il suo cammino e la sua via e noi lo seguiamo dovunque Egli vada, adempiendo così allo scopo della nostra chiamata: suscitare, negli uomini e nelle donne del nostro tempo, il desiderio di Dio e della Sua bontà. Nella vita buona del Vangelo.


fra David Gagrcic ofm

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