sabato 9 gennaio 2010

La virtù della fortezza per iniziare un nuovo anno


“Preghiamo dunque per questo dono dello Spirito Santo che chiamiamo fortezza.

Quando all'uomo mancano le forze per superare se stesso, in vista di valori superiori, come la verità, la giustizia, la vocazione, la fedeltà matrimoniale, bisogna che questo "dono dall'alto" faccia di ciascuno di noi un uomo forte e, al momento giusto, ci dica "nell'intimo": coraggio!”


( Giovanni Paolo II, Novembre 1978)


Con il mese di gennaio siamo entrati nel nuovo anno 2010. Quale occasione migliore per parlare di quella grande virtù cristiana che è la fortezza? Essa è, per la nostra tradizione cristiana, una virtù cardinale. Le virtù cardinali (prudenza, fortezza, temperanza e giustizia) sono quelle virtù, che rendono la vita umana e cristiana una vita veramente degna di tale nome. Costituiscono come dei pilastri sui quali poggia l’esistenza intera, che trovano il loro senso pieno nel conseguimento del bene, anzi per noi cristiani, nel Bene che è Dio.

Nello specifico, la virtù della fortezza spinge l’uomo ad agire e ad operare le scelte della vita con la fermezza necessaria, nella costante ricerca del bene. Essa rende l’uomo capace di amare sul serio, di prendersi impegni che poi porterà a termine, di rispondere con prontezza al richiamo della giustizia, e di non tirarsi dietro di fronte al sacrificio; evita all’uomo la paura, la viltà, la pigrizia!

Per non soffermarci troppo sulla teoria, facciamo un esempio: l’omertà. Essa è uno dei tanti nomi della paura e si manifesta nell’atto di nascondere qualche cosa che altrimenti dovrebbe essere denunciato e reso pubblico, perché va contro la giustizia. La mafia, ad esempio, continua ad operare anche grazie all’omertà, cioè alla paura di uomini e donne di denunciare il sopruso, la truffa, la menzogna. In questi casi è proprio la virtù umana della fortezza ad essere in ogni caso necessaria. Ma anche nel nostro piccolo essa è indispensabile quando ci accorgiamo di menzogne, ingiustizie e bugie, magari perpetrate ai danni dei più deboli. Ma, cosa ci blocca? Forse la paura?

E’ vero. Spesso abbiamo paura. Difatti, dire fortezza significa parlare della paura: e tutti noi abbiamo momenti di paura, di angoscia e di ansia. Chi tra gli uomini non soffre, nel compiere il bene, tentazioni di ripugnanza, di disgusto? Chi non è talvolta incatenato dalla timidità, soprattutto in situazioni difficili da gestire? Sovente la paura ci frena nel compimento di ciò che sappiamo essere bene o giusto, e non ci permette di parlare. Noi in genere per mascherare queste situazioni scegliamo di usare i termini "perbenismo" e "rispetto umano"; ma si tratta, in realtà, di paura.

Come vincere la paura? Innanzitutto riconoscere di avere paura. Sembra scontato, ma non lo è. Il più delle volte siamo incapaci di farlo, perché amiamo far credere a noi stessi che ci bastiamo. Ma non è così: abbiamo bisogno degli altri e soprattutto abbiamo bisogno di Dio, perché siamo fragili e vulnerabili. Riconosciuto questo, possiamo chiedere aiuto agli altri e a Dio. A chi chiede con fede, il Signore concede la sua grazia. E soprattutto la grazia necessaria per esercitare la fortezza, che non è spavalderia, o uno sforzo eroico e audace, ma è un fiducioso abbandonarsi a Lui che solo ci dona la pace interiore, la distensione del cuore, per non soccombere davanti al peso delle fatiche.

La fortezza si esprime al meglio attraverso la resistenza, praticando la virtù cristiana della pazienza, e non nell'aggressività dell'attacco (si è forti perché si attacca). La grandezza d'animo del cristiano e la sua nobiltà si rivelano in una paziente fortezza. Questa è oggi quanto mai necessaria, soprattutto in una società come la nostra: molle, indecisa, paurosa, in cui ci si spaventa di fronte alla prima difficoltà, nello studio, nel lavoro, nella vita coniugale, nella vita comunitaria. La fortezza è quindi realmente la virtù di tutti i giorni, perché non c'è bene senza fortezza, non c'è giustizia senza questa capacità di reagire alla inevitabile fatica del quotidiano. Nella quotidianità si esprime la grandezza del cristiano, la sua capacità di sopportare, per amore e con la grazia di Dio, situazioni pesanti e ingrate.

Coraggio carissimi. Non stanchiamoci mai nel fare il bene, perché il Signore non tarderà di farci gustare i frutti delle nostre fatiche. E con il cuore vi auguro un buon inizio di questo nuovo anno. Che il Signore benedica i vostri propositi di bene.

1 commento: